Si è infranto a Chiquimila, in Guatemala, il sogno di migliaia di migranti partiti dall’Honduras in cerca di migliori condizioni di vita. Dopo le violente cariche di lunedì, che avevano disperso la carovana bloccata nella città di Vado Hondo, circa 3.500 migranti, tra cui diverse centinaia di bambini, sono già stati caricati su autobus e camion e rispediti nel loro paese.

Al rimpatrio sono sfuggiti, secondo le autorità di immigrazione guatemalteche, circa 1.500 honduregni, che, in piccoli gruppi, puntano a oltrepassare la frontiera messicana attraversando, a nuoto o in imbarcazioni di fortuna, il río Suchiate, lo stesso fiume per il quale sono passate le precedenti carovane affrontando la dura repressione da parte della polizia tanto del Guatemala quanto del Messico.

Paesi i cui governi, come ha denunciato l’ex procuratore generale dell’Honduras Edmundo Orellana, «si sono inginocchiati di fronte a Trump» accettando di fare il lavoro sporco per conto degli Usa e trasformandosi così in «carnefici dei loro fratelli centroamericani». Ma se il loro viaggio verso il Nord si presenta pieno di incognite e di pericoli, gli honduregni tornati indietro sanno perfettamente cosa li aspetta: miseria e violenza. A meno che non decidano di accogliere l’invito di Orellana a scendere in strada per rovesciare l’illegittimo governo di Juan Orlando Hernández, attraverso uno sciopero generale a tempo indeterminato.

«Che gli operai si impadroniscano delle fabbriche, gli impiegati occupino gli uffici pubblici e la gente blocchi indefinitamente le strade», ha esortato il giurista, evidenziando come l’insurrezione sia «l’unica risorsa del popolo, un diritto umano riconosciuto anche dalla Costituzione». Tanto più dopo l’espulsione dal paese della Missione contro la corruzione e l’impunità in Honduras (Maccih) – l’unica che avrebbe potuto procedere all’arresto di Hernández – decisa dal governo con il beneplacito degli Stati uniti e del segretario generale dell’Organizzazione degli stati americani Luis Almagro.

Malgrado il fallito tentativo di raggiungere gli Usa, una conseguenza positiva la carovana potrebbe tuttavia produrla: secondo Patricia Montes, direttrice del Centro Presente di Boston a favore dei diritti dei migranti, l’instabilità politica ed economica dell’Honduras rivelata dalla fuga dei suoi cittadini potrebbe infatti indurre l’amministrazione Biden a cambiare la politica verso il paese.