«Ho deciso di accettare la sentenza (condanna a 3 anni e 6 mesi di carcere per evasione fiscale di 27,2 milioni di euro) e di non presentare appello, in linea con la mia idea di decenza, comportamento e responsabilità personale» ha detto Ulrich Hoeness, alias Uli, ex presidente del Bayern Monaco, 62 anni, uno degli uomini più potenti (e più ricchi) del calcio mondiale, un personaggio pubblico adorato dai tedeschi. L’uomo baciato dalla fortuna, nato in una famiglia di macellai e poi biondino superstar del calcio anni’ 70, a 22 anni è già vincitore degli Europei 1972, Mondiali 74, Coppa dei campioni, Bundesliga e Coppa di Germania, probabilmente ha detto quelle belle parole, su suggerimento degli avvocati, e ha cercato di sfuggire alla vicenda giudiziaria. Il numero 8 dal dribbling elegante, ritiratosi a 27 anni per un incidente e poi dirigente per venti anni del club bavarese, sempre coi bilanci in attivo e con 39 titoli vinti sotto la sua guida, non è una mammola o un uomo di grande tempra morale, è un cugino europeo di Jordan Belfort, il lupo di Wall Street, compulsivo giocatore di borsa, in un solo giorno ha perso 18 milioni di euro, e aveva decine di milioni di euro in un conto in Svizzera, pensando di poter fare un giorno un condono o una transazione. Nel frattempo la macelleria di famiglia si è trasformata in un’industria di salumi da centinaia di milioni d’utili l’anno. Il processo è stato seguitissimo da giornali e tv. «Evadere le tasse è stato l’errore della mia vita. Andrò in galera e affronterò le conseguenze di questo errore», ha aggiunto Hoeness. Sui siti impazza la derisione e il cinismo, di fronte al crollo del divo. Alberto scrive «In Germania e nei paesi democratici… gli evasori vanno in carcere… in Italia vanno in parlamento e decidono il futuro degli Italiani».