Essere presidente dell’Associazione allenatori italiani significa anche viaggiare in lungo e in largo per il pianeta calcio. Dalla Corea, la voce di Renzo Ulivieri arriva forte e chiara.

“Raccontami, non so molto di quello che è successo in questi giorni in Italia”.

E’ successo che Amnesty International ha chiesto al mondo del calcio di impegnarsi a chiedere verità e giustizia per Giulio Regeni. L’appello è partito da Amnesty, da Antigone e dalla Coalizione italiana per i diritti e le libertà civili. E la Lega di Serie B ha deciso che, il 23 e il 24 aprile, le squadre scenderanno in campo indossando una maglietta con la scritta ‘Verità per Giulio’.

“Vuol dire che questo calcio tanto bistrattato, sempre accusato di vivere in una gabbia dorata, sa volgere la testa anche al mondo. E’ una bella notizia. Ricordo comunque che non è la prima volta: lo fece quando decise di non giocare con i palloni cuciti dai bambini pakistani, denunciando la piaga del lavoro minorile. E non dimentico quando i calciatori del Treviso, contestando il sindaco leghista Gentilini, si pitturarono la faccia di nero in solidarietà con un compagno di squadra vittima di insulti razzisti”.

Ancora non è tutto. Alla finale del torneo internazionale giovanile di Viareggio, la Juventus e il Palermo hanno esposto uno striscione per Regeni. E la Lega Pallavolo femminile, nel nome della giustizia e della lotta alla tortura, ha subito aderito all’iniziativa di Amnesty, Antigone e Cidl.

Sono altre buone notizie. Senza dimenticare che spesso, fuori dai riflettori, molti calciatori si impegnano in attività sociali come il sostegno ai bambini ricoverati in ospedale. Noi allenatori teniamo corsi per i detenuti in carcere. E l’associazione ogni anno va a Chatila, a fare corsi per i profughi. Ci vado anch’io io, è un modo per dare una mano a chi vive in situazioni difficilissime. Ora poi non ci sono solo palestinesi ma anche siriani, e tanti altri in fuga dalle guerre”.

Nel motivare la scelta di impegnarsi per Regeni, il presidente della serie B, Andrea Abodi, ha spiegato: ‘Il sociale è un fattore distintivo per la nostra Lega, per noi il calcio deve ritrovare una umanità perduta. La B sta portando avanti tante iniziative sulla responsabilità sociale’. E il campionato cadetto è seguitissimo.

“Dai, non voglio fare pubblicità all’associazione allenatori. Ma anche noi siamo impegnati, ad esempio ogni 27 gennaio ci mobilitiamo nella giornata dedicata alla cura dei malati di lebbra, che come puoi immaginare è una piaga che colpisce i popoli più poveri della terra. Quando veniamo chiamati, ci siamo. E’ molto diverso da come appare a un occhio distratto. C’è una sensibilità più diffusa di quanto si possa immaginare”.

Pensi che questa mobilitazione civile raggiungerà anche l’olimpo della seria A? La Lega maggiore ha fatto sapere che anche loro sono pronti a dare un contributo. Ma devono, parole del presidente Beretta, ‘concordare l’iniziativa con le istituzioni sportive e politiche’. Se son rose fioriranno?

“Credo che l’esempio della serie B porterà anche la serie A, e le altre Leghe calcistiche, a mettere in campo iniziative analoghe. Qui non si tratta di ‘politica istituzionale’, questa è una tragedia che non può che unire anche persone che poi su tante cose la pensano diversamente. E dimostrare unità, in questa peculiare situazione, sarebbe davvero importante. A cascata poi anche gli altri sport, come ha fatto la pallavolo femminile, verrebbero dietro”.