Tutto il paese è ora sotto la pressione in cui era Londra una diecina di giorni fa. 137.583 i casi giornalieri in Inghilterra e Galles domenica scorsa. Si è interrotta la serie di cinque record giornalieri consecutivi di contagi nella sola Inghilterra, culminati nelle 162.572 nuove infezioni di sabato. In Scozia i nuovi casi ieri erano oltre ventimila, in costante crescita negli ultimi giorni. Ma i ricoverati per Covid-19 a ieri erano dodicimila, un valore di molto inferiore allo stesso dell’anno scorso.

Le prossime due settimane proveranno la strategia del governo britannico, secondo cui i dati a disposizione sull’incedere dell’attuale variabile non contengono elementi sufficienti a giustificare un cambio di passo nelle misure di contenimento del virus, il cosiddetto “plan B”.

Alla vigilia della riapertura scolastica, confermata in questi giorni, ieri Boris Johnson ha ribadito che la variante Omicron è relativamente mite ma, rivolgendosi implicitamente alla destra del suo partito, ha aggiunto che sarebbe “una follia” pensare di essersi lasciati alle spalle la pandemia e ha resistito alle pressioni ad accorciare a cinque i giorni di autoisolamento come negli Usa (attualmente in Inghilterra, Irlanda del Nord e Scozia sono da sei a sette).

Continuano le prove tecniche di vita con Omicron, dunque: delineato lo scorso settembre, annunciato e applicato lo scorso 8 dicembre, secondo il governo il piano B rimane la mistura giusta di iniziative, a base di buon senso + vaccinazioni: non incontrare senza aver fatto un tampone persone che non si vedono abitualmente, lavorare – possibilmente, chi può permetterselo – da casa, indossare la mascherina negli esercizi pubblici e sui mezzi di trasporto pubblico e obbligo di passaporto Covid-19 via vaccinazione o tampone negativo per accedere a determinati eventi, mascherine obbligatorie nelle scuole secondarie (fino al 26 gennaio). Il governo ridiscuterà domani questo pacchetto di misure.

Anche se in realtà ormai non ci sono molte alternative: adesso, secondo uno studio dell’università di Warwick anche applicando un lockdown totale tranne che per le scuole non si otterrebbe alcuna apprezzabile riduzione dei contagi: andava fatto almeno un paio di settimane fa. Nel frattempo, il sistema sanitario nazionale scricchiola rumorosamente. L’ultimo dell’anno sono rimasti a casa uno su dieci lavoratori dell’Nhs, un totale di 110mila persone, di cui 50mila per disturbi relativi al coronavirus. In Lincolnshire è stato dichiarato un critical incident – una situazione di eccezionale gravità – per una “carenza di personale estrema e senza precedenti”.

In varie parti del paese gli ospedali chiedono al personale medico e paramedico di rinunciare ai giorni di riposo per permettere ai servizi essenziali di funzionare. In una situazione analoga versa parte dell’infrastruttura nazionale dei trasporti, in particolare i treni, con un lavoratore su dieci assente per malattia, e i dipendenti delle amministrazioni cittadine.