Istituire una nuova fattispecie di reato, l’omicidio sul lavoro, con sanzioni rafforzate: la proposta viene da Carmelo Barbagallo, leader della Uil, nei giorni in cui si registrano le ennesime morti in fabbrica e nei cantieri, a partire da quella del ventottenne Angelo Fuggiano all’Ilva di Taranto. Il sindacato si avvia verso il Congresso di giugno, e intanto a Napoli all’assise della Uiltec – chimici, energia e tessile – si è confrontato con i temi messi in campo dal contratto di governo M5S-Lega: flat tax, salario minimo, reddito di cittadinanza. «Cercheremo il dialogo – ha spiegato Paolo Pirani, segretario generale della categoria – ma se sarà necessario saremo anche capaci di risposte forti».

Barbagallo ha intenzione di consultare dei giuristi per delineare una precisa formulazione del nuovo reato, e intanto, preparando lo sciopero unitario sulla sicurezza della prossima settimana, cerca una convergenza con Cgil e Cisl: «Si potrebbe lavorare sul principio della mancata osservanza delle norme sulla salute e sicurezza», spiega. L’idea è quella di lanciare la proposta nel corso dell’Assemblea annuale di Confindustria, il 23 maggio, visto che le sanzioni colpirebbero gli imprenditori inadempienti.

Ma a mettere a rischio la vita dei lavoratori è anche la precarietà, la catena di appalti e subappalti: la Uil propone di riunificare i contratti, riducendoli di numero, e di applicare il principio «nella stessa azienda lo stesso contratto». Non deve cioè accadere che il tuo vicino di scrivania o alla linea possa essere inquadrato in modo diverso da te. È uno degli obiettivi principali indicati da Paolo Pirani, rieletto segretario Uiltec per un secondo mandato: la categoria, con i suoi 22 contratti nazionali, si rivolge a una platea di oltre 1,5 milioni di addetti.

Per gli aumenti, si deve andare ben oltre la sola inflazione, spiega Pirani, tenendo conto non solo dell’Ipca, ma anche degli andamenti del Pil e settoriali. Integrando il livello nazionale con quello territoriale e aziendale. Per la Uil è giusto qualificare il welfare integrativo, ma non deve mai diventare sostitutivo di quello pubblico, né metterlo a rischio. E anzi, «i circa 100 miliardi dei fondi pensione – attualmente per oltre il 90% investiti all’estero – dovrebbero essere molto più utilmente dedicati agli investimenti nel nostro Paese», propone il sindacato di chimica e energia.

Non dimenticando il ruolo di investitore che deve avere lo Stato, e che possono ricoprire grandi aziende a controllo pubblico come Eni ed Enel: «Puntando decisamente su ambiente e green», suggerisce Pirani.

Quanto alle proposte del nuovo, possibile governo M5S-Lega, la Uil non sostiene né il salario minimo né il reddito di cittadinanza. «Prendiamo la nuova figura del rider – spiegano Barbagallo e Pirani – è molto più utile che si lavori perché venga incluso in un contratto, che si corredi di altre tutele oltre alla sola paga».

La legge Fornero «è stata sicuramente uno scippo nei confronti dei lavoratori, e il sindacato non si è mobilitato abbastanza quando fu introdotta – ammette Pirani – Ora serve flessibilità in uscita, ma non pensiamo di finanziare una riforma tagliando gli assegni».

Infine il fisco: più che sulla flat tax, Uil e Uiltec insistono sulla necessità di abbassare le tasse su lavoro e pensioni. «Per le coperture – dice Pirani – la soluzione è davvero quella di escludere interventi sull’Iva e riflessioni serie su una patrimoniale?». Investire insomma in altro modo i miliardi destinati a disinnescare le clausole di salvaguardia, rimodulando l’imposta sui consumi, e valutare l’opportunità di tassare le ricchezze improduttive.