Il problema «persistente» del livello «elevato» di Pm10 in varie parti dell’Italia comporta dei «rischi importanti per la salute pubblica»: a dirlo è la Commissione europea, che ieri, con un «ultimo avviso» (dopo diversi dello stesso genere) ha invitato il nostro Paese ad adottare misure di contrasto all’inquinamento da polveri sottili. Lo smog, insomma, è oltre i limiti di tolleranza.

L’ESECUTIVO comunitario ha inviato a Roma una lettera con un parere motivato, seconda fase della procedura di infrazione, affinché l’Italia adotti «azioni appropriate» per ridurre le emissioni di particolato Pm10. Il procedimento è stato avviato per la violazione dei limiti giornalieri della sostanza inquinante in trenta zone: in particolare sono interessate Lombardia, Veneto, Piemonte, Toscana, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Campania, Marche, Molise, Puglia, Lazio e Sicilia, ovviamente nelle aree a più alta densità abitativa e di traffico.

«La Commissione europea esorta l’Italia – si legge nella lettera – ad adottare azioni appropriate contro l’emissione di PM10 al fine di garantire una buona qualità dell’aria e salvaguardare la salute pubblica, visto che tale paese non è ancora riuscito a risolvere il problema dei livelli persistentemente elevati di polveri sottili (PM10), che rappresentano un grave rischio per la salute pubblica».

«IN ITALIA – prosegue la Commissione Ue – l’inquinamento da PM10 è causato principalmente da emissioni connesse al consumo di energia elettrica e al riscaldamento, ai trasporti, all’industria e all’agricoltura. Ogni anno l’inquinamento da polveri sottili provoca nel paese più di 66 mila morti premature, rendendo l’Italia lo Stato membro più colpito in termini di mortalità connessa al particolato, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA)».

Si tratta di un ultimo avvertimento riguardante 30 zone di qualità dell’aria in tutto il territorio italiano in cui dal 1° gennaio 2005, data dell’entrata in vigore dei valori limite giornalieri di polveri sottili in sospensione (PM10), si sono registrati dei costanti superamenti. Una precedente sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea (la C-68/11 del 19 dicembre 2012) aveva già ritenuto il nostro Paese responsabile della violazione della legislazione Ue per gli anni 2006 e 2007.

LE 30 ZONE sono tutte comprese nelle regioni già citate, ma l’avvertimento si riferisce poi più specificamente a 9 micro-zone: Venezia-Treviso, Vicenza, Milano, Brescia, due zone della Pianura padana lombarda, Torino e Valle del Sacco (Lazio). Se Roma non si attiverà entro due mesi, Bruxelles potrà deferire il caso alla Corte di giustizia della Ue.

Le polveri sottili, note anche come «PM10», sono presenti nelle emissioni connesse al consumo di energia e al riscaldamento, ai trasporti, all’industria e all’agricoltura. Il PM10 può provocare asma, problemi cardiovascolari e cancro ai polmoni, causando un numero di morti premature superiore al numero annuale di decessi per incidenti stradali.

I Verdi, presentando un rapporto sul tema, ieri hanno chiesto al governo di «bandire il motore a scoppio entro il 2030, con una legge ad hoc»: «Bisogna rinunciare ai combustibili fossili e permettere di circolare solo ai motori ibridi ed elettrici».

Legambiente, denunciando che l’Italia è « ferma da 10 anni, dall’apertura della procedura di infrazione nel 2006-2007», chiede un «Piano nazionale per abbattere le emissioni e ripulire l’aria»: «Serve una politica preventiva e strutturale, investendo su treni pendolari, tram e metro, efficienza energetica degli edifici, sistemi di riscaldamento sostenibile, ciclabilità urbana».