La multinazionale agrochimica Monsanto ha deciso di ritirare tutte le domande di omologazione in corso per nuove culture ogm nella Ue, per mancanza di prospettive economiche. Si tratta di cinque richieste per il mais, una per la soja e un’altra per la barbabietola da zucchero. E’ una buona notizia, ma organizzazioni come Greenpeace o Friends of the Earth mettono in guardia: “Monsanto considera la Ue come un territorio perso per la cultura, ma continuerà a coltivare altrove e ad inondare l’Ue che è dipendente dall’estero per l’approvvigionamento in proteine vegetali per l’alimentazione animale”. Difatti, José Manuel Madero, presidente di Monsanto Europa, ha precisato che la società si concentrerà sulle richieste di autorizzazione di importazione nella Ue delle varietà di ogm coltivate negli Usa e in America latina. Resta invece in corso la domanda di rinnovo dell’autorizzazione nella Ue del mais Mon 810, che è in effetti il solo ogm coltivato in Europa a scopi commerciali (dal ’98, la coltivazione è concentrata in Spagna e Portogallo, mentre 8 paesi Ue hanno votato una moratoria). Nella Ue, è stata approvata la coltivazione di tre ogm: oltre al Mon 810, la patata Amflora brevettata dalla Basf tedesca, che pero’ ha trasferito la ricerca in Usa nel gennaio 2012 e il mais T25, che per ora non è coltivato. La coltivazione di ogm nella Ue ricopre 132mila ettari, equivalenti a meno dell’1% della superficie arabile e la Monsanto, primo produttore mondiale di ogm, ricava meno del 2% del suo fatturato nella Ue (2 miliardi di dollari) dagli ogm.

La Monsanto cambia quindi strategia, sconfitta dalla diffidenza dei cittadini, per concentrarsi sull’import di ogm prodotti in zone più compiacenti. Nella Ue, ci sono 41 ogm autorizzati all’import, e riguardano mais, cotone, barbabietole, patate, soja. La soja ogm fa la parte del leone, con 40 milioni di tonnellate l’anno. Per ottenere il permesso nella Ue, bisogna prima ottenere un parere favorevole consultazione dell’Efsa (Autorità europea di sicurezza alimentare) sui rischi per la salute, poi si passa al voto a maggioranza qualificata. Se non è raggiunto, la decisione va nelle mani della Commissione. Ed è quello che finora è sempre successo: l’Efsa ha sempre dato parere favorevole, gli stati non sono mai riusciti a raggiungere una maggioranza qualificata (né a favore né contro) e la Commissione ha accettato tutte le domande di Monsanto. Quello che è successo finora promette molto male per i negoziati, avviati l’8 luglio scorso, tra Ue e Usa con la prospettiva di dar vita al trattato di libero scambio, il Ttip, la Nato del commercio.

Difatti, l’amministrazione Usa difende a spada tratta Monsanto. Un recente rapporto dell’ong statunitense Food and Water Watch ha confermato le rivelazioni del 2010 di Wikileaks, che avevano messo in evidenza una vera e propria strategia Usa a favore della multinazionale: tra il 2005 e il 2009, 926 dispacci diplomatici Usa, destinati a 113 paesi del mondo, riguardavano gli ogm. Le ambasciate Usa hanno fatto campagna a favore degli ogm: il consolato americano di Milano, per esempio, ha organizzato un circuito italiano in comuni favorevoli agli ogm. In Sudafrica nel 2005, addirittura il governo informa Monsanto che ci sono due posti vacanti nell’agenzia pubblica di regolazione delle biotecnologie e invita la multinazionale a proporre “candidati qualificati”. Gli Usa hanno lottato contro le leggi europee di etichettatura dei prodotti alimentari, hanno fatto pressioni sui paesi che hanno adottato la moratoria sul Mon 810, hanno cercato di sedurre l’opinione pubblica e gli esperti, con conferenze, viaggi, rapporti scientifici menzogneri ecc.

La storia della Monsanto, società nata a Saint Louis nel 1901 per produrre saccarina, è una lunga battaglia per imporsi nel mondo, fatta di incidenti e di drammi, dall’esplosione accidentale nel ‘47 nella fabbrica di Texas City, che ha fatto 500 morti, al cancro alla pelle degli operai di Nitro, Virginia, dopo l’esplosione nel ’49 della fabbrica di diserbante alla diossina 2,4,5-T, i cui rischi erano conosciuti dalla Monsanto fin dal ’38 e che sarà proibito negli anni ’70. La Monsanto ha prodotto l’Agente Orange utilizzato in Vietnam. Negli anni ’70 c’è stata una class action di veterani contro la multinazionale, e solo il 12 luglio scorso, la Monsanto è stata condannata in Corea del Sud, in seguito alla denuncia di 39 veterani che avevano combattuto i Vietcong a fianco degli americani. In Francia c’è stata una recente condanna, in seguito alla denuncia di un piccolo coltivatore, ammalatosi a causa del diserbante Lasso. Nel 2002, 3600 abitanti di Anniston, Alabama, hanno vinto contro la Monsanto, condannata a pagare 700 milioni di dollari per aver scaricato Pcb, malgrado i rischi conosciuti. C’è il sempre più controverso Roundup, il più diffuso diserbante al mondo sospettato di essere all’origine di malformazioni. L’ormone Posilac (che fa aumentare la quantità di latte prodotto dalle mucche) è ormai proibito dappertutto salvo negli Usa, dove la Fox News ha bloccato la trasmissione di un reportage che ne sottolineava i rischi e licenziato di giornalisti che lo avevano realizzato. Ci sono poi processi per bio-pirateria (l’ultimo in India, per il brevetto della melanzana ogm BT-Brinjal). Nella Ue è in corso di riesame l’aspartame, sospettato di causare parti prematuri. Ma Monsanto si difende e sbandiera la sua carta etica, che parla di “integrità, dialogo, trasparenza, condivisone, utilità, rispetto”.