Oggi è una tappa importante nel conflitto senza precedenti che ha come protagoniste la Commissione europea e l’Italia. Oggi arrivano i giudizi della Ue sui budget e il bilancio italiano verrà bocciato, perché non è stato modificato dopo il primo giudizio negativo espresso dalla Commissione il 23 ottobre. La Commissione avvierà molto probabilmente la procedura per deficit eccessivo, anche se, sulla carta, l’Italia ha presentato un bilancio in rosso del 2,4%, cioè all’interno del parametro del 3% massimo. Ma la Commissione non ha convalidato questa previsione: per Bruxelles, il deficit italiano sarà al 2,9% nel 2019 e salirà al 3,1% nel 2020.

La Commissione, appoggiata da tutti i paesi della moneta unica, è inquieta per le conseguenze sul debito italiano – 131,2% del pil, il parametro è il 60% – il più alto dell’Eurozona dopo la Grecia. Una procedura per debito eccessivo, mai aperta finora nella zona euro, sarebbe molto più pesante, perché impone correzioni drastiche: una riduzione del 5% l’anno della parte al di là del 60% per 5 anni. Le sanzioni potrebbero arrivare al blocco dei Fondi strutturali per l’Italia e al congelamento dei finanziamenti Bei. Il progetto di bilancio della zona euro, messo a punto da Francia e Germania e bene accolto dai partner, prevede di escludere i paesi che non rispettano le regole: i partner chiedono oggi all’Italia di provare la volontà di restare nella zona euro.

«Il livello del debito rende l’Italia vulnerabile ai rialzi dei tassi di interesse – scrive l’ultimo rapporto di previsioni dell’Ofce, think tank keynesiano – c’è quindi un rischio che l’aumento dei tassi accresca il deficit e il debito, cosa che alimenta il rischio di insostenibilità, spingendo i tassi un po’ più al rialzo», situazione confermata in questo periodo dai mercati, che traducono la sfiducia con la crescita dello spread. L’Ofce mette in guardia sulla pericolosa componente di «autorealizzazione» di questa dinamica. La Commissione osserva la situazione italiana con estrema attenzione, perché teme il contagio ad altre economie fragili, in un contesto di ripresa economica che sta dando segnali di frenata (anche se, per il momento, non sembra che possa ripetersi lo scenario del 2011-2012).

Bruxelles, che cerca ancora il compromesso con l’Italia, osserva soprattutto i mercati, da cui può arrivare in tempi brevissimi una destabilizzazione. Invece, i tempi delle procedure di infrazione della Ue sono lunghi. E’ la rischiosa scommessa del governo italiano: i piani di correzione non saranno pronti prima di 3-6 mesi, dopo che la procedura di infrazione diventerà operativa, all’Ecofin del 22 gennaio 2019.

In altri termini, il governo italiano punta ad arrivare indenne fino alle europee di maggio. Poi, ci sarà un nuovo scenario in Europa, pensano i gialloverdi. Ma le ultime previsioni dicono che i nazionalisti non vinceranno, anche se non ci sarà più una maggioranza Ppe-Pse, con il gruppo socialista molto indebolito, anche per l’assenza del Labour britannico. Le eventuali sanzioni non saranno applicate prima dell’operatività della nuova Commissione, nell’autunno del 2019.