L’Europa è destabilizzata da Trump, all’offensiva per far esplodere la Ue e concludere accordi commerciali bilaterali.

Nel pomeriggio di ieri a Malta i 27, senza la Gran Bretagna – che ha già scelto l’intesa bilaterale con Washington dopo la Brexit, Theresa May ha fatto solo mezzo summit – hanno cercato una risposta, che dovrebbe venire concretizzata tra il vertice dell’inizio di marzo e la celebrazione dei 60 anni del Trattato di Roma, il 25 marzo nella capitale italiana.

C’è il problema dell’ambasciatore che Trump vuole inviare a Bruxelles, Ted Malloch, che sogna di far esplodere la Ue come si vanta di aver fatto con l’Urss.

C’è la questione dell’Iran, che per ora resta in sospeso. A fine mese, il vice-presidente Mike Pense sarà ricevuto a Bruxelles.

Ci sono varie linee di frattura. Il tandem franco-tedesco tiene, ma mostra segnali di debolezza. Est e ovest sono sempre più lontani, ma alcuni paesi, come l’Olanda, chiedono prudenza nei primi approcci con la nuova amministrazione Usa.

Il polacco Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, aveva inviato una lettera ai paesi membri in preparazione del vertice di Malta, evocando la “minaccia” rappresentata da Trump, ma ieri ha attenuato le critiche, sotto la pressione di Varsavia.

Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione, pensa che ci sia ancora “uno spazio per spiegarsi” con Trump, che “non conosce la Ue nei dettagli, mentre nella Ue i dettagli sono importanti”.

L’ospite maltese, Joseph Muscat, è prudente (“il rigetto di Trump non deve tradursi in anti-americanismo”), come Mrs.Pesc, Federica Mogherini: “siamo e restiamo amici del popolo americano e dell’amministrazione, sulla base dei nostri valori forti, dei nostri principi e interessi”. Per i valori e i principi, è meglio soprassedere, visto l’accordo per bloccare gli sbarchi dalla Libia, per gli interessi la Ue cerca in effetti di sfruttare le opportunità (come accelerare un accordo di libero scambio con il Messico).

François Hollande, che è a fine corsa, ha cercato di guidare la linea dura: ha parlato di “minacce dall’esterno” che colpiscono la Ue, oltre al terrorismo anche “la volontà di un certo numero di potenze di pesare sul nostro destino”, citando direttamente “la nuova presidenza Usa”, che “pretende” di determinare “cio’ che debba o non debba più essere la Ue”.

Ma Hollande propone ai partner niente di più che la difesa: “La Francia ha una politica di difesa”, ha sottolineato, e gli europei devono ora “assicurare la propria difesa”, certo “nel quadro della Nato”.

E’ la linea concordata con la Germania. Angela Merkel ricorda che “l’Europa ha in mano il proprio destino”. Per Hollande, “coloro che vogliono stabilire delle relazioni bilaterali con gli Usa devono capire che non c’è avvenire con Trump se non è definito in comune”.

Più pratico il Belgio, che propone un’Europa a due velocità, tra zone euro e gli altri. “E’ sognare in technicolor – ha detto Charles Michel, primo ministro belga – pensare che riusciremo a decidere a 27, non sarà già semplice a 19, ma più realizzabile”. Per Charles Michel non dobbiamo essere “ciechi e sordi” di fronte a Trump: “significa un nuovo modello per le relazioni internazionali e non dobbiamo diventare un giocattolo nelle mani di Donald Trump, Vladmir Putin e Xi Jinping”.

Il primo ministro austriaco, Christian Kern, ha giudicato il Muslim ban di Trump “estremamente problematico” e ha ricordato le “responsabilità Usa nel flusso dei migranti a causa degli interventi militari”: dobbiamo avere “questi paesi come alleati nella lotta contro il terrorismo, non come avversari”. C’è un appello di ministri ed ex ministri della Ue a favore di una protezione dei cittadini europei banditi dagli Usa per ragioni religiose.

Theresa May non era presente nel pomeriggio. I 27 hanno ancora qualche settimana per mettere a punto una risposta alla “strategia” di Londra, definita nel Libro bianco, che punta a “un accordo di libero scambio ambizioso e globale” per beni e servizi, insistendo sul ruolo della City “sola piattaforma mondiale da cui continuerà a dipendere la Ue”, senza dire nulla sulla libertà di circolazione dei lavoratori.