Oggi il premier cinese Li Keqiang è a Bruxelles per l’incontro annuale – il 21° – con l’Ue. Li presiederà l’incontro con il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, e con quello della Commissione, Jean-Claude Juncker. Secondo rumors sembra esclusa per ora la possibilità di chiudere l’incontro con un documento congiunto.

Gli argomenti che ancora sarebbero in ballo riguardano le regole per il commercio e il tema dei diritti umani con particolare riferimento alle accuse nei confronti della Cina per il trattamento della minoranza turcofona e musulmana uigura nella regione nord occidentale dello Xinjiang.

MA QUANTO PESA DI PIÙ nelle relazioni attuali tra Cina e Ue è lo scenario internazionale, profondamente cambiato e in continuo mutamento. Con la Cina impegnata in una strenua negoziazione con gli Usa, secondo gli analisti, l’Ue avrebbe l’occasione di fissare delle norme nella relazione con il gigante cinese in grado di proporre il Vecchio continente come attore fondamentale in un mondo «tripolare». Ma il rischio, dovuto allo sfilacciamento e all’attuale debolezza delle istituzioni europee – con l’incognita elettorale di maggio – è quello che l’Ue possa diventare «preda» dei due contendenti.

Come ha scritto su Asia Times Jonhatan Gorvett, le relazioni tra il continente europeo e la Cina sono a un punto di svolta: «Dal 1998, ci sono stati alcuni importanti cambiamenti, compreso l’equilibrio tra le economie del mondo sviluppato dell’Ue e l’economia in rapido sviluppo della Cina. I leader europei non sono solo preoccupati dal complicato accesso delle imprese europee ai mercati cinesi, ma anche dalla salda forza e influenza cinese in Europa».

UNO DI QUESTI CAMBIAMENTI è stato conclamato dalla firma italiana del Memorandum of understanding sulla Nuova via della Seta, un fattore che ha provocato poi un incontro preparatorio a quello di oggi in Francia, tra Macron, Merkel, Juncker e il presidente cinese Xi Jinping. In generale oggi i paesi europei ritengono che sia la Cina ad avere maggiormente beneficiato delle relazioni commerciali; così come gli Usa, anche l’Europa ha un deficit commerciale non da poco con Pechino e come fa Trump, gli europei chiedono fondamentalmente reciprocità. C’è però un problema: nell’azione commerciale ogni paese procede con una propria agenda e in modo bilaterale con la Cina – strumento che a Pechino per altro va benissimo – lamentando una mancanza di unità solo a fronte di accordi politici che rischiano di smuovere gli equilibri raggiunti.

C’È POI UN ALTRO ELEMENTO di incertezza, mitigato appena dalle dichiarazioni ufficiali cinesi: l’Ue teme che l’azione di Pechino, con i paesi dell’Europa orientale – dopo Bruxelles Li Keqiang incontrerà in Croazia il cosiddetto «16+1» di cui 11 sono stati membri Ue – vada nella direzione di disgregare la Ue. Pechino nega, ma Bruxelles rimane sospettosa.