Risposta graduale dei 28 alla conclusione del vertice straordinario a Bruxelles tra i capi di stato e di governo della Ue. Gli europei giudicano “illegale” l’imminente referendum sull’adesione della Crimea alla Russia già il 16 marzo, ribadiscono che ci vuole il “pieno rispetto dell’integrità e della sovranità territoriale dell’Ucraina” e che il “rispetto degli obblighi internazionali deve essere prontamente ristabilito”. Per la Ue, “se la Russia fallirà nel rispettare l’obiettivo della de-escalation ci saranno serie conseguenze nelle relazioni unilaterali”. Il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, ha annunciato una “strategia in tre tappe” sulle sanzioni, per costringere la Russia a negoziare.

L’Ucraina ha fatto sapere di essere pronta a firmare “appena possibile” l’accordo di associazione con la Ue, il casus belli che ha fatto scoppiare la crisi, bocciato su pressione di Mosca dal vecchio regime di Yanukovich nel novembre scorso. Il trattato, nei fatti, potrebbe venire concluso anche prima delle elezioni in Ucraina a maggio, ha affermato il presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy. La Ue ha confermato ieri il piano di aiuti di 11 miliardi a Kiev, dopo le elezioni. Gli Usa premono: è stata decisa una restrizione dei visti, oltre al gelo degli averi delle personalità implicate nella destabilizzazione dell’Ucraina, la Ue ha fatto lo stesso per 18 personalità. Per Washington, “qualsiasi decisione sulla Crimea deve essere presa dal governo di Kiev, non ci si puo’ ritrovare in una situazione nella quale il governo legittimo di un paese venga escluso dal processo di decisione relativo a una parte di questo stesso paese”.  Nel pomeriggio, si è riunito di nuovo, a porte chiuse, il Consiglio di sicurezza dell’Onu, dove Mosca ha già incassato una sconfitta (14 voti contro la Russia). A Roma, ai margini del vertice sulla Libia, Serguei Lavrov si è di nuovo incontrato con il segretario di stato Usa, John Kerry. Ma “per il momento non possiamo annunciare alla comunità internazionale che abbiamo trovato un accordo”, ha precisato il ministro degli esteri russo. Lavrov ha pero’ ammesso di voler “capire meglio” la proposta europea di un “gruppo di contatto”. Dagli Usa, il segretario al Tesoro John Lew ha precisato che Washington prenderà ulteriori misure di ritorsione “se la situazione in Ucraina peggiora”.

A Bruxelles, prima del vertice, il Consiglio europeo ha ricevuto il primo ministro ucraino, Arseni Yatseniuk, che con estrema drammaticità ha definito “illegittima” la decisione del parlamento di Crimea sul referendum per l’adesione alla Russia, che non ha “nessuna base legale”. Per il ministro degli esteri francese, Laurent Fabius, con questo referendum, “si cambia completamente sistema, l’integrità territoriale dell’Ucraina non sarebbe più rispettata”. Fabius, come gli Usa, ha sottolineato un cambiamento di posizione della Cina, che per i russi in un primo tempo era al loro fianco (ma già all’Onu Pechino ha abbandonato Putin): “ho parlato con il mio collega cinese”, ha precisato il ministro degli esteri francese, con il referendum “non ci sono più frontiere internazionali”, un precedente che comporterebbe conseguenze gravi altrove. Per Fabius, “bisogna essere molto, molto vigili”. A Bruxelles, François Hollande ha invitato a fare la “pressione più forte possibile, con un eventuale ricorso alle sanzioni, l’Europa deve agire assieme con determinazione, nella strada del dialogo e del negoziato”. Ma è proprio l’unità europea che è difficile. La Romania chiede di partecipare in prima linea ai negoziati, perché, ha affermato il presidente Traian Basescu, è “il paese più vicino alla Crimea dove più di 400mila ucraini parlano rumeno, la seconda minoranza dopo i russi”. I paesi dell’est europeo, prima del vertice, si sono riuniti attorno al polacco Donald Tusk. La Polonia ha poi partecipato a un incontro con Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia, per trovare una posizione comune. Ma Londra non vuole sanzioni finanziarie contro la Russia che possano colpire la City, la Germania è reticente sull’embargo commerciale, la Francia teme conseguenze sulla vendita a Mosca di due navi porta-elicotteri Mistral: una è già quasi finita nei cantieri di Saint-Nazaire e i sindacati hanno espresso ieri preoccupazione, perché il contratto prevede un pagamento via via che la costruzione avanza e se si blocca ci saranno penalità da versare alla Russia. Le banche italiane, con quelle tedesche, francesi e austriache temono sanzioni sugli investimenti in Russia, che le penalizzerebbero. Mario Draghi ha messo in guardia contro i “rischi” di una crisi e ha parlato di “conseguenze imprevedibili”, anche se per il presidente della Bce “è difficile dire quale sarà l’impatto nei prossimi 2-3 anni, ad esempio sul mercato dell’energia in Europa”, che è molto dipendente da Mosca, inferiori comunque gli effetti che avrà per la Russia. Per David Cameron, “dobbiamo assicurarci che russi e ucraini si parlino e dimostrare che aiutiamo il popolo ucraino nel momento del bisogno”. Ma per il momento, come ha riassunto Mark Rutte, primo ministro olandese, “bisogna fare di tutto per arrivare a una de-escalation, in caso contrario ci saranno sanzioni tra 24, 48 o 72 ore”. Il ministro della difesa della Lituania, Juozas Olekas, ha confermato ieri che gli Usa, che in ambito Nato assicurano la sorveglianza dello spazio aereo dei Baltici, hanno deciso l’invio di 6 caccia F-15 supplementari, una risposta all’ “aggressione russa in Ucraina e all’intensificazione dell’attività russa nella regione di Kaliningrad”, un’enclave russa tra Lituania e Polonia.