Inizia con una seduta di lavoro sulle migrazioni nel Mediterraneo centrale – cioè dalla Libia verso l’Italia – il vertice informale dell’Unione europea, oggi a Malta. Tutti i 28 saranno attorno al tavolo, mentre la Gran Bretagna, dopo il pranzo dedicato alla situazione internazionale, sarà esclusa dalla discussione del pomeriggio, a 27, sul seguito da dare dopo l’incontro di Bratislava, lo scorso settembre, in vista del vertice di Roma del 25 marzo, per i 60 anni della costruzione europea. Conciliare l’impossibile: una riflessione sui “valori”, che vanno sottolineati e anche rilanciati in questo periodo di crisi e di sfide accresciute con Trump, mentre in pratica c’è la ricerca del modo più efficace per impedire ai migranti di imbarcarsi verso l’Europa, facendo ricorso con Frontex ad attività operative civili e militari.

 

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Ieri, il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, ha affermato che “il flusso di migranti dalla Libia verso l’Europa non è sostenibile”. Bisogna agire e il “modello” è l’azione tra Turchia e Grecia, anche se tra i paesi membri c’è chi non nasconde che la situazione umanitaria in Grecia resta preoccupante per i migranti: “l’Europa ha dimostrato di essere in grado di chiudere le rotte di immigrazione illegale, come ha fatto nel Mediterraneo orientale”, ha pero’ affermato Tusk a Bruxelles, dove ha ricordato di aver “discusso di questo esempio” con il governo italiano, perché “è ora di chiudere la rotta tra Libia e Italia”. Per Tusk, “il piano è a nostra portata, abbiamo solo bisogno di una piena determinazione per realizzarlo”. Dopo un incontro con il libico Fayez al Sarraj a Bruxelles, ha promesso per oggi a Malta “misure operative”. Nelle principali capitali sono pero’ molto più prudenti. Quando la Germania ha deciso di concludere un accordo con la Turchia, Erdogan non aveva ancora portato l’affondo definitivo contro la democrazia anche se ieri Merkel ha visto il sultano turco diventato dittatore senza troppi stati d’animo. Per la Libia non c’è nessun fragile paravento di rispettabilità, una cooperazione diretta con il Consiglio presidenziale di Fayez al-Sarraj è complicata, anche se ha il sostegno dell’occidente, la Libia resta un paese non sicuro, c’è il conflitto con l’esercito del generale ribelle Khalifa Haftar (sostenuto da Egitto, Emirati, Russia) e l’Onu si allarma per il trattamento inumano dei migranti sul posto. La dichiarazione di oggi a Malta cercherà cosi’ di conciliare l’impossibile: ricordare i “valori” (rispetto del diritto internazionale, umanitario ecc.) e proporre alcune misure, che saranno soprattutto un ampliamento di quelle già in parte in atto (formazione di guardiacoste, equipaggiamento, sostegno ai comitati locali sulla strada dei migranti, aiuto alle organizzazioni internazionali che operano sul posto). La Ue si interessa anche alle frontiere della Libia, da cui entrano i candidati all’emigrazione in Europa: da mesi si è intensificata la cooperazione con il Niger, da cui passa l’80% dei flussi (500 milioni di euro in cooperazione), verrà evocata la collaborazione con Tunisia e Egitto, l’aiuto allo sviluppo per Mali, Nigeria, Senegal, Sudan, con l’obiettivo di “scoraggiare” le partenze. Nella dichiarazione finale c’è un riferimento a un “migliore ritorno” dei migranti espulsi o caldamente invitati ad andarsene (alcuni paesi versano somme in denaro). Il problema è che molti paesi, Tunisia compresa, mettono ostacoli alla riammissione dei loro cittadini.

I 27 cercheranno un fronte unito di fronte alla Brexit, anche se c’è l’intenzione di evitare che questa questione assorba tutte le energie. Malta è una tappa intermedia, verso il Consiglio del 9 marzo (e poi a giugno), dove dovranno essere prese decisioni sulla difesa comune: le “tappe” per uno stato maggiore permanente, il funzionamento della rivista annuale di difesa, un aumento dei finanziamenti, dei programmi di ricerca comuni, un processo che dovrebbe venire concluso entro il 2020 e che dovrebbe essere potenziato, vista la sfida di Trump, sia per l’integrità e l’esistenza stessa della Ue, che per la Nato. Francia e Germania sperano di convincere i reticenti, il gruppo di Visegrad e i Baltici, finora aggrappati alla Nato ma che si sentono traditi da Trump. Francia e Germania vorrebbero anche convincere sulla difesa del libero scambio e degli obiettivi della Cop21 per far fronte al disordine climatico. Ai paesi del sud in crisi, la Commissione offrirà un Libro bianco, pronto per metà marzo, dove verrà promesso per la zona euro “stabilità, convergenza e crescita”.