A Bruxelles qualcuno parla già di decisione «storica»: a undici anni dalla sua nascita (è stato fondato nel 2010 ma è diventato operativo solo l’anno dopo) Easo, l’Ufficio europeo per l’asilo, cambia pelle, si rafforza e diventa una vera Agenzia dell’Unione europea. Il cambiamento è frutto di un accordo raggiunto tra il parlamento europeo e il Consiglio e rientra tra le novità introdotte con il nuovo Patto su immigrazione e asilo presentato a settembre dello scorso anno dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. La nuova agenzia, ha spiegato ieri la commissaria agli Affari interni Ylva Johansson, «migliorerà la protezione delle persone e colmerà le lacune per creare una maggiore convergenza tra i sistemi di asilo degli Stati membri».

Il via libera alla nascita dell’Agenzia per l’asilo è arrivato di fatto l’8 giugno scorso quando i ministri dell’Interno di Italia, Spagna, Grecia, Malta e Cipro, i cinque Paesi che danno vita al Med5 e da sempre sostenitori della necessità di modificare il patto sull’immigrazione tutto insieme e non per singoli punti, con una lettera alla Commissione Ue sono scesi a patti accettando di procedere con la riforma di Easo e lasciando in sospeso altre questioni sulle quali manca ancora un accordo, come la Riforma di Dublino, le Procedure, le qualifiche, le condizioni di accoglienza e il regolamento Eurodac, il database europeo delle impronte digitali (con un potenziamento per evitare movimenti secondari e rendere più efficace lo strumento dei rimpatri).

Easo cessa dunque di essere un ufficio di supporto agli Stati, per diventare un’Agenzia attiva in tutte le procedure di asilo con il compito di esercitare un monitoraggio sul rispetto dei diritti dei migranti riuscendo, si spera, a facilitare i ricongiungimenti familiari. Inoltre avrà a disposizione un organico di 500 esperti tra interpreti, gestori di casi o specialisti dell’accoglienza e potrà stilare le liste delle persone ritenute ammissibili per i ricollocamenti o destinate a essere rimpatriate. Compito, quest’ultimo, a cui dovrebbe far fronte solo nel caso scattasse il meccanismo di solidarietà verso i Paesi di arrivo dei migranti. Resta inteso che l’esame delle richieste di asilo rimane di competenza degli Stati. «Gli esperti – hanno spiegato ieri fonti della Commissione europea – faranno parte delle squadre di supporto all’asilo su richiesta degli Stati membri, avranno il mandato di preparare l’intera procedura amministrativa di asilo per la decisione delle autorità nazionali e di offrire assistenza nella fase di appello».

Secondo i sostenitori del progetto, la nuova Agenzia europeo dovrebbe in qualche modo fare da contrappeso al lavoro svolto da Frontex, l’agenzia che si occupa del controllo delle frontiere, e prevalentemente basato su principi di sicurezza. Resta in sospeso uno dei compito pure attribuiti all’Agenzia, come il monitoraggio delle frontiere, congelato su richiesta dei Paesi Med5 fino al 2024 quando, si spera, l’Unione europea raggiungerà un accordo su un effettivo sistema di solidarietà, vale a dire sui ricollocamenti dei migranti tra tutti gli Stati membri.

Prima di diventare operativo l’accordo dovrà ora superare l’approvazione del Consiglio Ue e del parlamento europeo, passaggio che non dovrebbe però riservare sorprese. «La riforma di Easo segna un primo passo verso una solidarietà significativa, procedure di asilo efficaci e una maggiore protezione dei diritti fondamentali», ha commentato Elena Yoncheva, l’eurodeputata S&D che ha guidato i negoziati sulla nuova Agenzia. «Un aggiornamento dell’Easo era atteso da tempo – ha proseguito Yoncheva

E’ davvero importante potersi concentrare su politiche interne efficaci in materia di asilo e non solo sulla prospettiva delle frontiere esterne che ha dominato il dibattito per troppo tempo».