A guardare la platea di Riot Village, il campeggio studentesco organizzato da UdS, Link e Rete della Conoscenza sembra incredibile che una realtà strapiena di sognatori e ribelli sia nata nel 1994. L’Unione degli Studenti resiste alle intemperie, alla crisi della partecipazione; una delle poche organizzazioni sociali ancora viva e vegeta, decisamente più longeva di tanti partiti; una fitta rete di realtà territoriali, di ragazze e di ragazzi da Nord a Sud impegnati a cambiare la propria scuola, per cambiare il mondo.

L’esperienza del sindacato studentesco italiano è un’anomalia per la sua indipendenza, non solo dai partiti: né una giovanile di partito, né una giovanile di qualche movimento, ma uno spazio libero, organizzato e co-deciso da chi ci partecipa. Militanza nei territori, azione, iniziativa sociale e politica, attività sindacale, analisi generale e particolare sono costruiti in piena autonomia da quei ragazzi e quelle ragazze che fanno dello studio rigoroso della società e della creatività una ricetta che resiste al tempo. La consapevolezza è quella di lottare, partendo dalla liberazione dei saperi, tema dimenticato dal dibattito politico, ma al centro della valorizzazione dell’economia neoliberista.

L’UdS nasce dalla capacità di mettere in rete, nella pluralità del mondo giovanile di allora, realtà, intelligenze e sensibilità diverse. Nel 1994 a confederarsi all’Unione sono studenti napoletani contro la camorra, siciliani contro le mafie, la rete dei sindacati studenteschi dell’Emilia Romagna, l’associazione “a sinistra”, tanti collettivi nei territori. Il logo è una freccia a sinistra che continua a scoccare in direzione ostinata e contraria.

Un esperimento dentro la vita, a partire dalla vita. Questa è l’anomalia che ha contraddistinto la lunga storia dell’UdS: la tensione a non aggregare solo gli “studenti impegnati”, a chiudere in una stanza quelli che hanno la stessa idea, la stessa visione del mondo, la stessa ideologia, ma di costruire invece partecipazione a partire dai sogni e dai bisogni: il sogno di una scuola che non cada a pezzi, il bisogno di un diritto allo studio che consenta di non abbandonare la scuola, la voglia di cambiare il mondo non interpretando una formula già scritta, ma sognando, sperimentando, inventando senza preclusioni e paraocchi ma con un’idea chiara di società.

L’Unione degli Studenti è stato uno spazio di felicità per i tanti che l’hanno vissuta con più e meno intensità, una palestra dove studiare e innamorarsi, imparare a fare analisi quanto saper mettere un manifesto, picchettare una tenda, fare una vertenza al Ministero restando con i piedi nelle piazze.

E’ stata protagonista nelle lotte. Dalla campagna sullo statuto delle studentesse e degli studenti, alla battaglia sull’autonomia scolastica, alla mobilitazione contro il governo D’Alema che per la prima volta inserì il concetto di parità scolastica tra scuole pubbliche e private, alle mobilitazioni contro la riforma Moratti, contro i tagli all’istruzione e i provvedimenti della Gelmini, contro la Buona Scuola di Renzi. Non solo contestazione, ma anche creazione: immaginando dal basso una nuova idea democratica e gratuita di scuola per tutti. Organizzando e mobilitando generazioni diverse di studenti. Partendo dalle scuole, guardando al mondo e alle sue ingiustizie globali. Da Seattle a Porto Alegre nei World Social Forum, l’UdS è stata a Genova nel ’01, dentro il movimento contro la guerra, protagonista insieme ad altre realtà di movimento del movimento dell’Onda tra il 2008 e il 2011 nelle battaglie territoriali contro la devastazione ambientale, contro le grandi opere, in difesa della Costituzione.

Assieme a Link Coordinamento Universitario, ormai quasi dieci anni fa, ha dato vita al progetto della Rete della Conoscenza: l’idea di unire il mondo della formazione, una generazione che può riconoscersi in un’identità, non “sull’essere giovani”, ma sulla base di un bisogno, di una condizione sociale comune, quella dei soggetti in formazione. Una casa comune per aggregare chi vuole vedere riconosciuti il valore sociale, culturale ed economico dei saperi studiati e condivisi all’interno della società.

Capacità di ascolto, di relazione con tanti e diversi mondi del social, dei movimenti e della politica; l’aggregare chi non aveva gli strumenti e i codici per “accedere” alla politica lasciando sempre le porte aperte.