Un uomo slanciato, alto, vagamente esile, biondo con la barba rada, è Viktor Hamotskyi, console ucraino a Napoli, la sua voce pacata e profonda si unisce ad un comportamento conciliante e amichevole simile a quello che ha trovato in città al suo arrivo. Nel 2016 appena preso l’incarico si era perso in via Toledo, una delle arterie storiche della città partenopea e un passante non solo gli ha indicato la strada ma lo ha accompagnato dove doveva andare raccontandogli, durante il percorso, la storia di via Toledo.

Secondo Hamotskyi esiste una similitudine culturale tra l’Ucraina e l’Italia proprio per il lato umano di molta gente comune, per quello slancio verso l’altro che va oltre il mero aiuto superficiale nei rapporti umani.

VISTA DALL’ITALIA

Certo le similitudini con il lato italiano si stemperano di fronte alla mancanza di empatia nei riguardi della situazione critica in Ucraina. Infatti, secondo i residenti ucraini in Italia non si parla molto della guerra nella loro patria, il console prova a dare una sua spiegazione: «Forse si pensa che quello che avviene a più di 2.000 km di distanza non riguarda gli italiani. Invece sì. La guerra nel Donbass è al centro dell’Europa, perché geograficamente l’Europa ad est finisce con gli Urali. Invece per Putin le frontiere non esistono».

Per Hamotskyi la politica di Putin non è solamente rivolta a distruggere lo stato ucraino, con l’annessione della Crimea e la guerra nel Donbass, ma è anche rivolta a destabilizzare l’Europa: «Sono le fake news che fa circolare, la capacità di manipolare le menti, a disorientare i cittadini europei al fine di creare nuove insicurezze. Creando scompiglio in Occidente può rivolgersi ai suoi cittadini e dire: “È questo quello che volete? È la democrazia che bramate? Guardate dove vi porta!”. Putin sta al potere da circa 17 anni, i russi si aspettavano determinate riforme che non sono mai state fatte; escludendo San Pietroburgo e Mosca nel resto della federazione si cerca solo di sopravvivere. Putin teme le rivolte interne, così ha due opzioni: fare le riforme o destabilizzare in vari modi i territori intorno alla Russia, come l’Ucraina, per dire ai suoi, volete la stabilità o fare la fine del nostro vicino? Causando un disordine intenzionale, Putin cerca di scoraggiare i russi e così farli rimanere in silenzio senza protestare».

DISINFORMAZIONE

«Gibridna viyna», ovvero guerra ibrida, una guerra sul campo e sui media, significa avere una guerra calda in un posto e generare disinformazione sia nella popolazione coinvolta che nell’opinione pubblica mondiale. Quindi la disinformazione e la propaganda, soprattutto attraverso le fake news, devono destabilizzare intere regioni o continenti. Per fronteggiare le fake news Hamotskyi dice la sua: «Più la gente legge, più s’interessa e più è coinvolta nella fase politica. Però è anche vero che oggi è più difficile trovare la verità, perché ti cadono addosso tante notizie. Leggendo un articolo bisogna andare a trovare altre fonti, non farsi accattivare solo dalla prima notizia che appare sullo schermo e ad arrivare a conclusioni affrettate. Questa è la guerra per le menti. In rete appare una notizia e poi scompare, non rimane fissa come può essere la stampa cartacea dove la notizia rimane scritta con l’inchiostro. La protezione delle menti, del ragionamento dei cittadini è un altro baluardo della democrazia che bisogna proteggere e coltivare».

SANZIONI EUROPEE

Uno dei punti positivi della questione sono le sanzioni europee: «Siamo grati alla UE per quello che sta facendo sul piano politico attraverso le sanzioni economiche a vari livelli, cercando di parlare con Putin, senza queste interferenze positive Mosca non avrebbe mai partecipato agli accordi di Minsk del 2015».
Il console Hamotskyi si getta a capofitto su un campo minato caro a diversi politici italiani che vedono nelle sanzioni europee un ostacolo all’export italiano verso la Russia: «C’è da fare una precisazione: l’Italia è al 16° posto dei 28 membri europei per le conseguenze delle sanzioni. Non c’è alcun prodotto che l’Italia esportava che è incluso nella lista di Bruxelles, purtroppo il contraccolpo economico è dovuto alle contro-sanzioni adottatie dal Cremlino».

700 CARRI ARMATI

«In Ucraina c’è una vera e propria guerra, non è un conflitto interno come a volte scrivono i giornali. I russi sono entrati nel territorio del Donbass, c’è stata un’aggressione a tutti gli effetti. Ci sono dispiegati circa 700 carri armati, se si pensa che l’esercito tedesco, il secondo della Nato, ne possiede molti di meno di quanti il Cremlino ne ha portati in Ucraina. Da noi Putin ha implementato una vera guerra mentre in Occidente ha implementato le interferenze nei media, lui è un personaggio distruttivo», tiene a precisare il console Hamotskyi. «I russi vogliono che sia presentata come una guerra tra filorussi e ’nazisti’ ucraini, ma non dicono che a soli 15 km dalla frontiera con l’Ucraina ci sono nel territorio russo circa 85.000 militari. Questa non è una guerra civile, è una vera e propria invasione, e l’UE ha usato gli stessi termini nei documenti ufficiali per denunciare l’aggressione russa».

KATERINA

Eppure dall’altra parte c’è chi combatte contro l’esercito regolare di Kyev… Nel febbraio 2015, Katerina (nome inventato), una ragazza di circa 32 anni di Garlovka, nel Donbass, a meno di 50 km dall’autoproclamatasi repubblica di Donetsk, raccontava invece, di quella guerra oggi dimenticata, con il punto di vista di chi si trova dall’altra parte, con posizioni opposte e di chi si sente minacciato. Katerina è un cecchino scelto, il suo nome di battaglia è Bird, uccellino o passero, parlava delle ragioni per cui combatteva con i filorussi. «Vado a combattere al fronte per difendere la mia terra, qui è dove vivono mia madre, i miei cari e gli amici. Certo che ho paura quando vado a combattere, è stupido chi non ne ha, ma provo anche adrenalina. Guerra? Se si può chiamare così! Se si sapesse chi sono veramente questi figli di puttana, con i bombardamenti sulla popolazione e sugli edifici. Gli anziani patiscono la fame, i bambini muoiono, tutti vivono nei seminterrati per i bombardamenti … chi è il colpevole? Questo non è guerra». Purtroppo la stessa identica tragedia accadeva nel lato ucraino a confine con il Donbass, con case e civili bombardati dai filorussi.

Katerina voleva solo difendere il posto dove era cresciuta, poi il comandante l’ha vista sparare e ha deciso che sarebbe stata uno sniper. Secondo il fixer locale forse Bird è sotto psicofarmaci, per superare i traumi della guerra e delle morti, le sue risposte per quanto possano essere laconiche mostrano che la sua mente è abbastanza lucida. «Vorrei la pace, vorrei che la gente vivesse bene, i politici sono tranquilli ma non fanno in modo che qui ci sia la pace, ma anche noi siamo persone, vero? Vogliamo vivere, essere allegri. Eravano in città vicino ad un chiosco, incominciavano a sentirsi i fischi delle pallottole che si confondevano con canto degli uccelli e a cadere bombe, la gente si nascondeva, questo ti sembra normale? Figli di … guarda che fanno, sparano sui civili». Lo sguardo di Katerina si fa duro, pieno di rabbia e rancore.

Le conseguenze per Bird saranno anche politiche, non esiste alternativa per lei. «Saremo a fianco della Russia, in uno stato indipendente. Non può esserci un compromesso, quanta gente è morta? Quanti bambini? La popolazione non ha di che mangiare, non ha più una casa. Quando giro in macchina per la città vedo la gente che cucina in strada, non c’è luce, i bambini costruiscono barriere con la neve pensando di bloccare i missili … questo è una merda!»

TERRORISTI

È una diaspora, famiglie divise e smembrate, le ripercussioni all’interno dello spaccato della società ha avuto un impatto sociale notevole. «Molti ucraini del Donbass hanno lasciato le case, le macchine e parte della famiglia per trasferirsi nell’Ucraina centrale. I russi nel Donbass hanno promesso tanto ma realizzato poco. In questi territori la legge non esiste, l’unica che viene applicata è quella contro i terroristi. Se metto una bandiera ucraina, sono un terrorista, con tutte le conseguenze che ne derivano. Se l’8 marzo esco in strada con una foto del poeta ucraino Shevchenko vengo immediatamente arrestato. Se 2 milioni di persone hanno lasciato tutto è perché sapevano a priori che i russi non avrebbero portato nulla di nuovo. Molte scuole non sono agibili, e molti studenti devono attraversare il cordone stradale protetto che ancora collega il Donbass con l’Ucraina per andare a scuola la mattina e tornare il pomeriggio. Eppure si continua a sparare», commenta il console Hamotskyi.

POLITICA MILITARE

La sua analisi e descrizione della guerra continua e non ha paura ad usare parole forti: «I russi usano la gente comune come scudi umani, è una politica militare spietata. Posizionano i lanciarazzi mobili nei quartieri residenziali, sparano in territorio ucraino verso le truppe regolari e le nostre città e la gente comune, il contrattacco ucraino risponde sul punto dove sono stati sparati i colpi ma ormai i lanciarazzi non ci sono più e così si colpiscono zone residenziali abitate da cittadini che poi si sentono minacciati. Non è la prima volta che il Cremlino usa questa politica. I gulag erano pieni di dissidenti politici e di etnie scomode, in Crimea negli anni ’30 Stalin deportò molti tatari in Siberia, anche di origine italiana. Oggi la Crimea dopo l’annessione da parte del Cremlino è diventata una base militare mentre prima del 2014 era meta di turismo, circa 6 mln di turisti all’anno.

Noi contiamo sui mezzi diplomatici, sul senso comune e sulla responsabilità politica del Cremlino e su quella internazionale per fargli pressioni. Putin usa dei mezzi aggressivi come si faceva nel Medioevo, ha occupato il 7% del nostro territorio che equivale alla Sicilia e alla Calabria messe insieme. Possiamo difenderci, anche grazie al miglioramento del nostro esercito che è stato creato ex-novo negli ultimi 4 anno, siamo riusciti a fermare i russi, ma per il resto preferiamo i mezzi politici, le stesse sanzioni devono continuare ad essere in vigore per convincere Putin ad una ritirata».

Oltre la diplomazia Hamotskyi intravede anche un’altra soluzione: «La Nato deve cercare di aumentare i presidi e le esercitazioni militari al confine, come nei paesi baltici. Ci serve il sostegno politico ma anche militare, soprattutto nel Mar Nero dopo gli ultimi accadimenti nello stretto di Azov. La tattica usata dal Cremlino è sempre la stessa: gli omini verdi». Sono degli incursori, entrano di soppiatto negli stati, creano confusione e si impadroniscono del potere. Il blogger Boris Rozhin, redattore capo di Voce di Sebastopoli, per loro ha coniato il termine «persone educate», perchè «… quei soldati chiesero gentilmente all’intero personale di servizio di abbandonare le strutture» (http://www.difesaonline.it/mondo-militare/siria-putin-invia-gli-omini-verdi).

CRIMEA

Afferma il console ucraino a Napoli riguardo l’annessione della Crimea alla Russia: «Putin è stato molto scaltro perché quando tutti gli occhi del mondo erano puntati sulla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi invernali di Sochi i suoi uomini verdi in incognito entravano in Crimea».

Secondo Foreign Policy la Bielorussia, all’inizio del 2019, ha attuato un’apertura verso gli Usa permettendo di aumentare il numero di diplomatici che possono lavorare nell’ambasciata di Minsk. Secondo la rivista americana la decisione è stata presa dal presidente Lukashenko, in carica da 25 anni, dopo i dissidi con Putin per l’aumento del prezzo delle materie prime imposte da quest’ultimo che farebbero crollare il Pil bielorusso di miliardi di dollari. Sempre secondo FP il leggero cambiamento delle relazioni politiche del presidente bielorusso sarebbero state indotte dopo l’annessione della Crimea da parte di Mosca che ha creato non poche apprensioni proprio a Minsk, miglior partner europeo di Putin fino alle recenti incomprensioni. Dal 2014 da ambo i lati la guerra continua a mietere vittime e ancora non se ne vede la fine.
20 gennaio 2015. Vladimir Bobrichev a Donetsk piange suo figlio Artiam di 4 anni ucciso da una bomba scoppiata dentro casa mentre faceva colazione. Sua moglie è in ospedale e ancora non è al corrente di quanto è accaduto a suo figlio, il fratello maggiore di Artiam di 7 anni crescerà conservando il volto di suo fratello fanciullo anche quando sarà diventato novantenne. Le domande saranno sempre senza risposta perché la bomba cieca non smetterà mai di lasciarle sospese a chi sopravvive. Vladimir tornava a casa dopo il turno di notte in fabbrica, vedendo il fumo dell’esplosione è corso con il cuore in gola verso casa. Teneva suo figlio tra le braccia, piangeva come piange ora al funerale, circondato dai parenti mentre il resto della sua famiglia è in ospedale. «Spero solo che finisca questo inferno. Quante persone dobbiamo ancora seppellire prima che questa guerra finisca?». Se Putin è stato comparato a Stalin dal console ucraino, si dovrà attendere un nuovo Chrušcëv per vedere la luce alla fine del tunnel ucraino?