Ieri mattina mentre una bufera di neve si abbatteva su Kiev, manifestanti sostenitori di Michail Shaakashvili (l’ex presidente georgiano oppositore di Poroshenko, ora in «esilio» in Polonia) provenienti da tutte le provincie ucraine e sostenuti anche da militanti dell’estrema destra della capitale, hanno attaccato la polizia che si trova a protezione del Parlamento.

SI È TRATTATO DI UN ASSALTO in piena regola: i manifestanti armati di bastoni e scudi di ferro hanno eretto barricate e bruciato automobili, impegnando la polizia in scontri che sono durati per oltre due ore.

La polizia è riuscita alla fine a respingere l’attacco. Sono rimasti feriti durante gli incidenti 50 persone mentre altre 40 sono stati arrestati.
In alcune delle tende approntate all’alba dagli assalitori sono state poi ritrovate non solo bottiglie molotov ma anche 9 bombe a mano modello RGD-5 e 5 fucili lancia-lacrimogeni.

L’UCRAINA È ORMAI NEL CAOS. Proprio ieri Gazprom ha comunicato di aver «iniziato la procedura di cancellazione dei contratti con Naftogaz Ucraina» per il prossimo biennio.
La Russia intende così sin da subito non far più transitare sul suolo ucraino, visto che «Turkish Stream», la pipeline che porterà l’«oro blu» ad Ankara è ormai in avanzatissimo stato di costruzione.

Per l’Ucraina, dicono gli esperti, si tratterà di una perdita di 2 due miliardi di dollari l’anno, una cifra di tutto rispetto per un paese da tempo al collasso economico.

Già da venerdì Gazprom ha smesso di fornire gas a Kiev lasciando famiglie e imprese ucraine senza riscaldamento.
Ieri mattina in Tv il presidente Poroshenko ha cercato di rassicurare la popolazione: «il deficit energetico è stato risolto. Abbiamo fatto richiesta di gas a Polonia, Ungheria e Slovacchia ed entro 10-20 ore la situazione tornerà alla normalità».

ANCHE GLI USA sono intervenuti nella contesa tra i due paesi slavi. Heather Nautert portavoce del dipartimento di Stato ha sostenuto che «la fornitura e il transito di gas non deve mai essere un’arma politica. La Russia dimostri di essere un fornitore di energia credibile».

Ma a Mosca non sono disposti a fare sconti: «l’Ucraina provveda a pagare il debito di 4,6 miliardi di dollari e poi ne riparleremo» hanno replicato da Gazprom.