A Donetsk i filorussi e i pro Kiev si sono scontrati per tutta la giornata, in mezzo la polizia, mentre a Lugansk veniva proclamata la Repubblica Popolare cittadina e un nuovo municipio, Kostiantinivka, era conquistato dai separatisti.

E a Kharkiv, 15 filorussi sono rimasti feriti in un fronteggiamento con le forze ucraine, mentre il sindaco filorusso è stato gravemente colpito da un colpo di fucile sparato alle spalle. Questo il fronte militare, mentre non ci sono novità circa il destino degli osservatori dell’Osce catturati dai filorussi, così come degli agenti dei servizi segreti rapiti e mostrati barbaramente dai separatisti alle televisioni: seminudi, accucciati, indifesi e inermi. Quello che però si è mosso ieri, e non poco, è stata l’intensa attività sanzionatoria, tanto di Stati uniti quanto di Unione europea, mentre a Leopoli, nell’ovest del paese, andava in scena l’annuale ricorrenza celebrativa, il 28 aprile, della formazione della milizia volontaria ucraina delle SS durante il secondo conflitto mondiale.

Anche ieri, come già gli anni passati, Leopoli è stato il centro della manifestazione ultrazionalista e nostalgica, che ricorda i sentimenti di una delle parti che ha preso parte alla rivolta di Majdan, che ha affossato il potere di Yanukovich e portato il paese a questa attuale situazione storica. Uno Stato diviso e di fatto in guerra, sul cui destino si giocano partite mondiali.

Gli Usa infatti hanno tenuto fede a quanto detto nel week end, confermando quindi l’allargamento delle sanzioni economiche; sono mirate a 7 personalità e 17 aziende, che colpiscono interessi ben precisi dell’economia russa e dell’entourage del Presidente Vladimir Putin (tra cui l’amministratore delegato di Rosneft, Igor Sechin). Il Dipartimento di Stato e il Dipartimento del commercio hanno inoltre preso misure per negare la licenza di esportazione di alta tecnologia «che possa contribuire alle capacità militari russe» e revocheranno quelle dello stesso genere già concesse.

«La comunità internazionale è unita nell’affermare che la Russia deve cessare il suo intervento illegale e le sue azioni provocatorie in Ucraina», si legge nella nota della Casa Bianca. «Gli Stati Uniti, prosegue lo statement, lavorando strettamente con i loro partner, sono pronti ad imporre maggiori costi alla Russia».

Mosca ha già specificato che le sanzioni sono «disgustose». Si tratta – hanno fatto sapere da Mosca – di una «distorsione della politica estera». A questo proposito è importante la presa di posizione della Cina giunta poco prima dell’annuncio ufficiale delle sanzioni americane. Il portavoce del ministero degli esteri di Pechino Qin Gang, ha spiegato che la Cina è in contatto, da quando è scoppiata la crisi ucraina, con tutti i paesi interessati, spiegando chiaramente il proprio pensiero, di ferma «opposizione a minacce e sanzioni nelle relazioni internazionali». «Noi – ha detto il portavoce – crediamo che le sanzioni non contribuiscano alla soluzione dei problemi. Al contrario, aumentano le tensioni». Qin ha detto che secondo la Cina imporre le sanzioni non è in linea con l’interesse di nessuna parte, «abbiamo chiesto a tutti di continuare il dialogo e la negoziazione così da risolvere la crisi per via politica».

Dopo le sanzioni Usa, dovrebbero arrivare anche quelle europee, per quanto Bruxelles, rispetto a Washington, non sembri avere la stessa determinazione, a causa di fratture interne che si trascinano fin dall’inizio della crisi e che affondano negli interessi con la Russia di molti dei paesi della Ue, Germania in primis.

Gli ambasciatori dell’Ue ieri sarebbero giunti alla decisione di ampliare le sanzioni contro la Russia, aggiungendo altri quindici nomi alla lista delle persone già colpite. Per il momento non sono stati diffuse le identità che si vanno ad aggiungere ai 33 funzionari russi ed ucraini ai quali è stato già applicato il bando del visto e il congelamento dei beni. Si prevede che verranno resi noti oggi, a seguito dell’assenso formale da parte dei 28 governi della Ue. Sul fronte europeo non solo sanzioni, perché ieri caccia militari britannici della Royal Air Force sono giunti nello spazio aereo del Baltico per una missione di controllo sui cieli di Estonia, Lettonia e Lituania. Si tratta della promessa americana di rinforzo Nato a est, subito preso in parola anche dagli alleati britannici.« La Gran Bretagna deve continuare a fare la propria parte nel rispondere alle azioni russe, per spingere la Russia a cambiare atteggiamento e aiutare il popolo ucraino in questo momento di bisogno», ha detto il ministro della Difesa britannico, Philip Hammond. In Estonia è giunto anche un contingente di 150 soldati Usa che parteciperanno a una serie di esercitazioni militari.