In una situazione di complessiva attesa per il referendum in Crimea del 16 marzo, esistono tre fronti ai quali prestare attenzione, registrando le parole di ieri dell’ambasciatore americano a Kiev, secondo il quale gli Usa non riconosceranno il risultato del «cosiddetto referendum». Sulla stessa linea d’onda un comunicato della Farnesina che definisce «illegittima» la consultazione, mentre la Nato annuncia i voli di ricognizione dei propri jet sui confini ucraini, aprendo un altro potenziale spiraglio di scontro.

Il primo fronte è quello delle zone orientali del paese, dove aumentano i confronti tra filo russi e filo Kiev, con Mosca che muove uomini a presidio di zone sensibili e Kiev che denuncia le ingerenze. Il confronto è anche mediatico, tra accuse continue e comunicati relativi a scontri, spari tra opposte fazioni. Ieri è arrivato l’annuncio che a Sebastopoli tutti gli uffici cominceranno a produrre ogni tipo di documentazione solo in russo. Manifestazioni contrapposte anche a Kharkiv, dove l’ex pugile Klitschko è stato contestato a colpi di uova. E sempre ieri da Kiev sono giunte note stampa nelle quali si stigmatizzava la presenza massiccia di russi nelle zone orientali del paese, con il preciso compito di mettere in atto delle «provocazioni».

Dal canto suo Mosca ribadisce la necessità di difendere i propri cittadini e rispetto alla Crimea non ha smentito il movimento degli uomini che – secondo le agenzie ucraine – avrebbero occupato un ospedale militare. Mosca si sta preparando, a suo modo, all’esito del referendum.

Un esempio di questo scontro mediatico è quanto accaduto a Chonar, un villaggio al confine tra la Crimea e la regione meridionale ucraina di Kherson, dove uomini e donne si sarebbero sdraiate a terra, per impedire il passaggio in Ucraina delle colonne di mezzi militari senza insegne, ma ritenuti russi. Lo ha riferito l’agenzia Itar-Tass citando esponenti delle forze di autodifesa della Crimea, secondo i quali «si tratta di provocazione dei radicali ucraini». Secondo un rappresentante del consiglio del villaggio, citato da un giornale locale, i militari invece sarebbero russi e si sarebbero fermati alle porte di Chonhar, minando i campi e cominciando a scavare per i pali di frontiera.

C’è poi il fronte specifico di Kiev e del «governo» voluto da Majdan. Mercoledì l’attuale premier Yatseniuk confermerà il proprio passato da uomo americano, andando negli Stati Uniti, mentre sono da osservare le mosse di Klitschko, l’ex pugile tra i protagonisti della battaglia contro Yanukovich, pronto alle prossime elezioni presidenziali del 25 maggio. Secondo alcuni è il favorito e a dimostrare il ginepraio di relazioni politiche ed economiche, ieri ha incontrato l’oligarca Rinat Akhmetov, l’uomo più ricco d’Ucraina. L’ha incontrato a Donetsk (si dice che Klitschko sia l’unico a poter ottenere voti nelle zone russofone) dove è stato contestato.

Quello che è importante è un altro particolare: Akhmetov è stato il principale finanziatore di Yanukovovich, il presidente licenziato da Majdan, dato in ospedale nei giorni scorsi, ma che ricomparirà domani. Il suo staff ha annunciato una nuova conferenza stampa.

C’è infine il fronte diplomatico, che non è meno ribollente. Il ministro degli esteri russo Lavrov, ieri ha esposto molto chiaramente la posizione della Russia, sostenendo di aver lavorato ad un piano che verrà presentato quanto prima. Di sicuro Mosca non mette in discussione il referendum, contro cui ieri invece si sono nuovamente schierati i leader europei (dalla Merkel a Cameron). «L’idea – ha spiegato Lavrov – è di portare la situazione nella cornice della legge internazionale tenendo contro degli interessi di tutti gli ucraini senza eccezione, dato il profondo stato di crisi di quel Paese». E nella serata di ieri è arrivato l’annuncio della Nato che ha deciso di far alzare in volo i suoi aerei radar sui cieli di Polonia e Romania per «monitorare la crisi in Ucraina», precisando che i voli di ricognizione degli Awacs saranno «esclusivamente» sul territorio dell’Alleanza.

La decisione arriva dopo una spinta polacca decisiva. Varsavia aveva chiesto di convocare un meeting della Nato sulla base dell’articolo 4 (che prevede la reazione al rischio di un attacco contro una nazione dell’organizzazione). Il Consiglio Atlantico avrebbe dunque deciso per questi voli, come impegno dell’Alleanza ad aumentare la vigilanza. I voli degli aerei Awacs (Airborne Early Warning and Control Aircrafy, aerei per l’allerta ed il controllo anticipati) partiranno dalle basi tedesche e inglesi.