Internazionale

Ucraina presto nella Nato, via alle armi Usa sulla Russia

Ucraina presto nella Nato,  via alle armi Usa sulla Russia

Il limite ignoto Biden concede l’uso dei suoi arsenali, Stoltenberg stringe su Kiev nell’Alleanza atlantica. Tra gli obiettivi atlantici per il "vero" vertice di luglio, 100 miliardi di denaro fresco

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 1 giugno 2024

Aveva già deciso. ma aspettava la retromarcia di Joe Biden per accordarsi ufficialmente alla nuova linea tracciata dai falchi Nato. Il cancelliere Olaf Scholz si adegua a tempo di record all’inversione di rotta degli Usa sugli attacchi in profondità in territorio russo, limitati ora unicamente dal veto a Kiev di usare i missili Atacms e all’obbligo di limitare il raggio d’azione alla difesa di Karkhiv, rivela il Wall Street Journal.

Nelle stesse ore al summit Nato di Praga il segretario generale Jens Stoltenberg torna a rimarcare l’obiettivo ultimo dell’alleanza, condiviso – assicura – ormai da tutti i 32 Paesi membri. Anche qui, solo una questione di tempo: «Il 9 luglio al vertice di Washington mi auguro faremo gli ulteriori passi in avanti per fare aderire l’Ucraina alla Nato. Allestiremo un’apposita missione per fornire un forte sostegno a Kiev in modo che possa avvicinarsi alla nostra porta di entrata» immagina l’ex premier norvegese concentrato nel compito-chiave del suo mandato agli sgoccioli. Con la postura sempre più in modalità parabellum: «So che sembra paradossale, ma più ci prepariamo per la guerra nel lungo periodo, prima la potremo terminare. Tutti nella Nato vogliamo terminare il conflitto».

SUI MODI, però, i governi continuano ad andare in ordine sparso. «Ogni Paese decide per sé» è il distinguo confermato dal ministro degli esteri italiano Antonio Tajani, ieri a Praga. Il governo Meloni tuttavia si adegua senza battere ciglio all’altra esosa soluzione imposta per risolvere l’altro grave problema della Nato: «Non mancherà il sostegno economico italiano all’Ucraina».

«Servono soldi freschi, finanziamenti prevedibili per il futuro in linea con quanto ho proposto – ricorda Stoltenberg – finora gli alleati hanno dato 40 miliardi all’anno, ora serve uno sforzo simile, penso a un fondo da 100 miliardi in cinque anni».

RISPONDE alla chiamata Boris Pistorius, ministro degli esteri tedesco dopo aver celebrato lo sblocco del nulla-osta del governo Semaforo agli attacchi a lungo raggio. «Decisione giusta. In fondo ci siamo limitati a fare ciò che abbiamo sempre fatto: adeguare la strategia ai mutamenti sul campo». E annuncia lo sblocco del nuovo pacchetto di aiuti militari per Kiev: 500 milioni di euro, denaro «fresco» e pure pronto cassa vista la solvibilità istantanea di Berlino.

IN REALTÀ Scholz ha formalizzato il via libera alla guerra allargata dopo ore consultazioni al quadrilaterale del 29 maggio con Usa, Francia, Gran Bretagna. Un vertice parallelo necessario soprattutto per identificare quali sono le armi tedesche perfette per la nuova strategia offensiva, in cima alla lista spiccano gli obici 2000 e i lanciarazzi del tipo Mars II. Sistemi imprescindibili per dare la botta decisiva a Putin «nel futuro prossimo». Intanto arriva puntualmente, poche ore dopo le dichiarazioni di Stoltenberg, quella che sembra una risposta russa: il palazzo raso al suolo ieri notte a Kharkiv svela la tempistica della posta in gioco.

NON UN BEL segnale in vista del summit di Washington in cui «ci sarà il pacchetto di aiuti che comprende anche un ruolo maggiore della Nato nel coordinamento delle forniture militari internazionali all’Ucraina» annuncia a Praga il segretario di Stato Usa Antony Blinken. In sostanza l’amministrazione Biden pensa di riformare il “gruppo Ramstein” nel senso del più stretto, diretto e rapido controllo: «Stiamo discutendo se sarà necessario designare una sorta di rappresentante della Nato nel formato Ramstein».

COMUNQUE la gestione dell’alleanza va cambiata, ribadiscono i Baltici scontentissimi per l’attuale linea dura considerata troppo arrendevole. «È arrivato il momento di capire se siamo alleati seri. E la serietà si misura dalla volontà di aiutare Kiev e organizzare la deterrenza contro Mosca. Finora siamo stati bravi a fare tante promesse…» bacchetta il ministro degli esteri lituano, Gabrielius Landsbergis.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento