Mentre le sanzioni dovrebbero, nelle intenzioni di Usa e Unione europea, portare a più miti consigli la Russia, che ha rinnovato la propria intenzione di non invadere la zona orientale del paese, i filo russi separatisti dell’Ucraina dell’est, proseguono la propria battaglia contro il governo di Majdan a Kiev e contro l’«ingerenza» di Nato e Stati uniti.

Ieri una nuova occupazione del palazzo governativo a Lugansk (dove è ancora occupata la sede dei servizi segreti ucraini e dove in serata sarebbe stata conquistata anche la sede della pubblica amministrazione), con scene di vetri frantumati e persone pronte ad entrare, armate, dopo un fronteggiamento con la polizia (con cui si sarebbero registrati scontri nella serata di ieri), dimostra come le istanze separatiste dell’est del paese viaggino ormai su binari quasi propri.

Come accadde per Majdan a Kiev, quando gli allora esponenti dell’opposizione a Yanukovich apparvero completamente in balia degli eventi di piazza, sembra – o forse si tratta di far sembrare – che anche Mosca non abbia più alcun controllo su quanto sta accadendo nelle città orientali del paese. I separatisti, fin da subito, hanno denunciato l’accordo di Ginevra come «non valido» perché non chiamati a discuterne, ribadendo i propri appuntamenti referendari, primo dei quali quello a Donetsk l’11 maggio.

E ieri altri sette attivisti pro Kiev sarebbero stati catturati dai miliziani filorussi dopo gli scontri di due giorni fa a Donetsk tra le due opposte fazioni. Lo hanno riferito media russi e ucraini. Secondo il sito russo Lifenews.ru, considerato vicino ai servizi segreti e che mostra video e foto dei rapiti, si tratta di sette studenti universitari della facoltà di fisica, tutti esponenti dell’organizzazione di estrema destra Pravi Sektor.