Volodymir Ishchenko è docente di Sociologia al Politecnico di Kiev e vice direttore del «Centro per la ricerca sul lavoro e la società». Attualmente lavora sui movimenti pro e contro Maidan dal punto di vista della teoria sociale critica.

Fuori dal mito, quale fu il reale peso dell’estrema destra ucraina in piazza Maidan del 2014?
Le organizzazioni di estrema destra ebbero un ruolo significativo. Seppur minoritarie, furono le più attive e organizzate nella proteste. In particolare il ruolo di Svoboda fu la logica conseguenza del potenziale organizzativo che aveva accumulato in precedenza. I partiti moderati, che raccoglievano il consenso della maggioranza dei partecipanti, restarono spiazzati, perché erano solo macchine elettorali; Pravy Sektor che aveva esordito sulla piazza come forza marginale, ebbe un ruolo significativo dal 17 febbraio 2014 in poi, quando il movimento assunse una piega insurrezionale, quando comparvero le armi.

L’estrema destra è favorevole all’entrata nelle Ue?
Svoboda con una base elettorale nell’ovest ucraino nel 2014 era favorevole alla Ue. Ora ha assunto una posizione più critica e parla di una «Unione Baltico-Mar Nero» che includa solo i paesi europei più reazionari come Polonia e Ungheria. Pravy Sektor fu sin dall’inizio euroscettica, non riconoscendosi nel liberalismo, nei diritti per i gay, nell’accoglienza dei migranti. Il loro slogan è «Vogliamo una Europa bianca».

Che influenza ha nella società il richiamo al movimento nazionalista di Bandera degli anni ’40?
È molto forte nell’estrema destra. Bandera lo considerano un eroe e ne chiedono la riabilitazione. Ma il banderismo si è fatto strada anche a livello governativo. Faccio solo un esempio, il più clamoroso. Prima della Maidan il 14 ottobre, giorno della fondazione dell’Esercito nazionale ucraino (di Bandera ndr) era l’occasione per cortei della destra che spesso si concludevano con scontri con militanti di sinistra. Oggi il 14 ottobre è festa nazionale.

L’estrema destra ha influenza anche nell’esercito?
La stragrande maggioranza dei soldati dell’esercito, della guardia nazionale e dei battaglioni volontari non aderiscono a formazioni di destra. Tuttavia l’estrema destra ha le sue strutture militari. La più celebre è sicuramente il «reggimento Azov» fondato da neonazisti. Sei mesi fa l’«Azov» ha creato un proprio partito, «Il Corpo Nazionale». Inoltre sia Svoboda che Pravy Sektor hanno corpi di volontari. Queste strutture cercano di avere un’influenza sullo stato maggiore, anche se è difficile capire in che misura ci riescano. Di sicuro hanno ottenuto risultati infiltrandosi nella polizia.

Quali sono i rapporti tra il governo di Poroshenko e l’estrema destra?
Le formazioni di estrema destra si collocano all’opposizione. Quando venne votata la modifica alle Costituzione, in adempimento agli accordi di Minsk, che recepiva l’ipotesi di autonomia per il Donbass, ci fu una manifestazione di protesta davanti al parlamento di veterani di Svoboda che si scontrarono con la polizia. Ci furono 4 morti. Allo stesso tempo però, di tanto in tanto, l’estrema destra riesce a influenzare il governo. Il caso più eclatante è l’attuale blocco ferroviario al confine del Donbass. Il blocco organizzato principalmente dall’estrema destra ha una ricaduta enorme sull’economia del paese, si parla di 1-2 per cento del Pil. Poroshenko ha cercato di opporvisi ma ha dovuto ben presto capitolare. Ora il blocco è addirittura sponsorizzato dal governo, una misura che fa carta straccia degli accordi di Minsk.

Qual è la composizione sociale dell’estrema destra ucraina?
Non ci sono ricerche sulla composizione sociale della destra. Però possiamo dire che il militante medio dell’estrema destra è giovane e scarsamente istruito. Si tratta di giovani non solo lumpen o piccolo-borghesi ma anche operai. In Ucraina però gioca un ruolo l’aspetto geografico. Svoboda ha il suo bacino elettorale nell’Ucraina occidentale. Nel 2014 l’estrema destra non riuscì a entrare in parlamento perché le tre principali organizzazioni si presentarono divise. Ora però è in corso un processo di unificazione che si è concretizzato nella firma di un manifesto comune. Se riusciranno a unificarsi hanno grandi chances di entrare nel prossimo parlamento.