Domenica 25 ottobre l’Ucraina, ad eccezione delle regioni orientali di Donetsk e Lugansk (e naturalmente della Crimea) affronterà grottesche elezioni locali.

Saranno eletti circa 10mila sindaci e 160mila membri dei consigli locali. Ci sono in competizione oltre 100 partiti, è tornata in grande spolvero la «regina del gas», aka Julia Timoshenko, sono stati spesi almeno 82 milioni di dollari per le campagne elettorali, ma secondo alcuni media nazionali, come il Kiev post, solo il 5% delle spese sarebbe stato dichiarato.

Il carattere grottesco di questa consultazione elettorale è il seguente: dopo la Majdan, la cacciata di Yanukovich e l’inizio del regno di Poroshenko, per i cittadini ucraini è cambiata la vita solo in peggio, tanto per la perdurante guerra a bassa intensità nelle regioni orientali, quanto per la crisi economica.

Le elezioni sono lì a dimostrare che nulla è cambiato: molti partiti hanno il nome simile per favorire errori nel voto, sono già state denunciate compravendita dei voti e perfino la stampa più favorevole a Majdan e a Poproshenko, denuncia un fatto indiscutibile: a scontrarsi nella competizione elettorale, saranno ancora una volta pochi e ricchi personaggi, gli oligarchi.

Poroshenko, oligarca pure lui, dovrà quindi preoccuparsi degi appartenenti alla sua stessa categoria, mentre serpeggia un malumore che potrebbe tradursi in una bassa affluenza. Secondo alcuni i sondaggi, gli ucraini non capiscono bene chi e perché devono andare a votare. (s. pie.)