Duemila marine pronti a partire da Fort Bragg, in North Carolina, verso Polonia e Germania. Altri mille trasferiti dalla base tedesca di Vilseck alla Romania. È così che il presidente americano Joe Biden, ha deciso di rispondere alla richiesta di un nuovo accordo sulla sicurezza avanzata dal capo del Cremlino, Vladimir Putin.

L’ordine, necessario per l’operazione, era atteso da giorni. Sul piano militare è la conferma degli impegni assunti dagli Stati Uniti in Europa dell’est. Su quello politico di certo non facilita i colloqui in corso fra Washington, Mosca e Bruxelles, la città in cui si trova il quartier generale dell’Alleanza atlantica.

«Vogliamo ricordare alla Russia, e onestamente ai nostri alleati, che la Nato conta per gli Stati Uniti», ha detto il portavoce della Difesa, John Kirby, per il quale il movimento delle truppe «mostra a tutti che siamo pronti a difenderci, anche se speriamo non sia necessario farlo». Potrebbe essere soltanto un primo dispiegamento di forze, dato che il Pentagono ha messo in allerta per ora 8.500 uomini.

A VARSAVIA IL MINISTRO della Difesa polacco, Mariusz Blaszczak, ha espresso soddisfazione per quello che ha definito «un grande segnale di solidarietà». Ma Kirby con le sue dichiarazioni ha reso ufficiali le divisioni che in questa fase attraversano i Paesi della Nato: se gli Stati Uniti e i Paesi dell’est si armano di fronte alla minaccia sempre meno credibile di un intervento russo in Ucraina, i governi di Francia e Germania spingono per ottenere una soluzione diplomatica. Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha in programma un incontro con Putin. Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, sarà ricevuto da Biden alla Casa Bianca la settimana prossima.

Per il governo russo la notizia di nuove truppe Usa a Est «è uno sviluppo distruttivo». E in parallelo i negoziati vanno con estrema lentezza. Putin – che ieri è stato chiamato da Boris Johnson che ha sottolineato stavolta «la via diplomatica», mentre un pattugliamento aereo russo ha fatto salire in volo la Raf, mostrando che il pericolo di un incidente è all’ordine del giorno – ha accusato Biden di «ignorare» quelle che considera «legittime preoccupazioni» sulla sicurezza. Lo spagnolo El Pais ha pubblicato ieri la replica scritta dell’Amministrazione Biden alla proposta ricevuta dal Cremlino.

PER IL DOCUMENTO, gli americani avrebbero aperto alla possibilità di ispezioni nelle strutture militari in Polonia e Romania per verificare l’assenza di missili Tomahawk. I russi chiedono questa misura da anni. Oggi il livello del confronto è ben più elevato. A Ginevra, al Consiglio Nato-Russia, Putin ha domandato il mese scorso attraverso i suoi inviati la graduale riduzione delle truppe americano lungo le coste del Mar Nero, in particolare da Romania e Bulgaria.

ORA ARRIVANO TREMILA marine in più. Non è un grande risultato dal punto di vista strategia, ma la trattativa è complessa ed è destinata a durare ancora a lungo. Un discorso a parte merita il caso ucraino. Martedì, parlando con i giornalisti dopo l’incontro con il premier ungherese, Viktor Orbán, Putin ha espresso con estrema chiarezza i rischi legati all’ingresso del Paese nella Nato: nella dottrina militare ucraina si fa esplicito riferimento alla riconquista della Crimea anche con mezzi militari; non sono proclami politici, ma documenti pubblici; poniamo il caso che l’Ucraina entri nella Nato e riceva gli stessi armamenti assegnati a Polonia e Romania, e che cominci operazioni in Crimea; «come sapete la Crimea è territorio della Federazione russa, e tutte le questioni in proposito sono chiuse. Che cosa dovremmo fare a quel punto?», ha chiesto Putin, «Una guerra con la Nato? Qualcuno ci ha mai pensato?».

In questo scenario, c’è una variabile di cui Putin non ha discusso apertamente. Quella variabile è costituita dalla Cina. Pechino ha fornito indizi piuttosto precisi sull’orientamento che vuole assumere nel confronto tra Russia e Usa. Prima il ministro degli Esteri, Wang Yi, ha ricordato ad Antony Blinken, che nessuna strategia di sicurezza nazionale può essere assunta a spese di altri paesi, e che le istanze del Cremlino dovrebbero essere prese seriamente, a partire da quelle sull’espansione della Nato in Europa dell’Est.

DOPODICHÉ IERI i cinesi assieme ai russi hanno convocato una riunione dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu per discutere le crisi in corso. La Russia, che ha questa settimana il turno di presidenza, aveva già chiesto una riunione sugli accordi di Minsk, ai quali è legata la soluzione del conflitto in Ucraina. Quegli accordi prevedono uno status speciale per le province ribelli del Donbass. «È un progetto che non si realizzerà mai», ha detto ieri il ministro degli esteri ucraino, Dmitro Kuleba, al quotidiano polacco Rzeczpospolita.