Un colpo di arma da fuoco ha ucciso domenica Konstantin Pavlov, 48 anni, sindaco di Kryvyi Rih, una città ucraina di seicentomila abitanti a un paio di ore d’auto da Kiev. I familiari lo hanno trovato senza vita a casa in un bagno di sangue. Ai suoi piedi un fucile automatico.

Pavlov amministrava Kryvyi Rih da pochi mesi con la Piattaforma di Opposizione, che da tre anni a questa parte rappresenta l’aera elettorale dell’ex presidente Viktor Yanukovich, fuggito in Russia durante la rivolta del 2014. Lo scorso inverno al primo turno aveva ottenuto il 10 per cento dei voti. Soltanto l’inatteso ritiro per motivi di salute del sindaco uscente, Yurii Vikul, aveva permesso a Pavlov di arrivare al ballottaggio e di sconfiggere Dmitri Schevchik, del movimento Servo del Popolo, il cui leader è il presidente, Volodymyr Zelensky.

È L’ENNESIMO OMICIDIO politico in Ucraina, accade nella città natale di Zelensky e per di più a pochi giorni da un altro inquietante fatto di sangue: l’uccisione mascherata da suicidio di Vitaly Shishov, un cittadino bielorusso vicino agli ambienti dell’estrema destra uscito di casa il 2 di agosto a Kiev per una corsa e trovato senza vita la mattina dopo in una foresta. Se il caso Shishov ha sollevato enorme indignazione anche a livello internazionale, e ha richiamato l’interesse dei principali quotidiani in Europa e negli Stati Uniti, quello di Konstantin Pavlov è rimasto per ora confinato alle cronache locali: un omicidio di categoria inferiore, si direbbe, che spinge, però, ancora una volta a riflettere sul livello del conflitto sociale in Ucraina, sui rischi per la stabilità del paese generato dalla presenza di corpi paramilitari neofascisti, e sul pericoloso intreccio di interessi fra politica e industria.

Kryvyi Rih è un centro economico pesante, basti pensare che la città ha reso all’Ucraina il 6 per cento del Pil nel 2020.

QUI SI TROVA UNO DEI PIÙ VASTI complessi metallurgici al mondo: 35.000 dipendenti e sette milioni di tonnellate di acciaio prodotte ogni anno sotto il controllo della multinazionale ArcelorMittal. «Abbiamo perso un partner importante nello sviluppo dei nostri progetti in ambito sociale», ha detto il responsabile degli impianti, Mauro Longobardo, dopo la morte di Pavlov. Il settore è da tempo al centro di proteste degli operai per ottenere migliori salari e migliori condizioni di lavoro: l’iniziativa sindacale, sicuramente la più solida registrata in Ucraina nel corso degli ultimi anni, ha coinvolto ferrovie e miniere, come dimostra lo sciopero durato quarantatré giorni che diciotto operai hanno portato a termine lo scorso autunno nelle cave Oktyabrska, proprietà di due importanti oligarchi come Rinat Akhmetov e Ihor Kolomoysky, considerato il padrino politico di Zelensky.

A KRYVYI RIH NON SI TRATTA, insomma, di governare una cittadina di provincia, ma di gestire un canale finanziario decisivo per le malandate casse ucraine, tenendo nel giusto conto gli interessi ancora più consistenti dei veri padroni del paese.

Per quel che riguarda Pavlov, la polizia ha fatto sapere di seguire tutte le ipotesi possibili, che in fin dei conti sarebbero tre: «Suicidio, omicidio, o uso improprio di un’arma da fuoco, la quarta opzione non esiste», ha detto ai giornalisti un portavoce del ministero dell’Interno.

A quanto sembra sul telefono del sindaco non c’erano né fotografie, né conversazioni aperte. Niente di niente. Le immagini del corpo di Pavlov sdraiato a terra sull’uscio di casa le ha pubblicate domenica sul suo profilo Facebook Vadim Rabinovich, presidente del Congresso ebraico ucraino, fra i fondatori della Piattaforma di opposizione.

SULLA MORTE VIOLENTA del collega, Rabinovich non sembra avere dubbi: «Lo hanno ucciso», ha scritto sul social network: «Nessuno di noi crede che possa avere deciso di togliersi la vita». Sempre Rabinovich ha comunicato il giorno seguente che le funzioni di sindaco a Kryvyi Rih saranno assunte da un rappresentante del partito di Zelensky.