L’Unione europea ha deciso di prolungare le sanzioni nei confronti della Russia di altri sei mesi. Decisione ampiamente scontata in attesa degli incontri del presidente ucraino Poroshenko del 1 luglio con i vertici Ue e Nato a Bruxelles. Tuttavia molti osservatori indipendenti hanno fatto notare come vengano usate in questa vicenda due pesi e due misure. Infatti se il cessate fuoco nel Donbass è fallito, si fa notare, ciò è dipeso non solo dalla Russia – che non ha ritirato i suoi consiglieri militari e «volontari» dai teatri di guerra – ma anche dall’Ucraina che ha continuato – seppur senza successo – ad attaccare le postazioni delle «Repubbliche Popolari».

IL COMANDO MILITARE dei «ribelli» riporta che solo nelle ultime 24 ore state registrate 35 violazioni della tregua. Resteranno quindi in forza anche le analoghe sanzioni della Federazione Russa nei confronti dei paesi Ue, che hanno prodotto, negli ultimi tre anni, gravi danni all’economia italiana, in particolare nel settore agro-alimenare.
Filtrano intanto alcuni dettagli sull’incontro di martedì tra Poroshenko e Trump. Dopo una formale endorsment «al popolo ucraino», Trump è stato elusivo sulla richiesta dello stato maggiore ucraino di ricevere ulteriori aiuti militari americani e in particolare di missili terra-aria.

L’AGENZIA RUSSA Tass, però ieri ha riportato dichiarazioni di altro segno del deputato repubblicano, William McClellan Thornberry, già noto per le sue posizioni «interventiste», secondo cui la decisione di dotare l’aviazione ucraina di nuovi modelli aerei made in Usa, sarebbe solo rimandata a inizio 2018.
In linea di massima sia nell’incontro con Rex Tillerson sia in quello con Donald Trump, Poroshenko ha ricevuto più che altro pacche sulle spalle. I giornali russi, hanno potuto perfino sottolineare con sarcasmo, che l’incontro con Trump sia stato di pochissimi minuti e ciò ha provocato una imbarazzata replica della Casa bianca secondo cui «in generale il format degli incontri del Presidente sarebbero, in questo periodo, tutti di mezz’ora».

Ai grattacapi sul fronte militare, per Poroshenko ora si aggiungono quelli interni. Il partito di opposizione «Batkivshina» di Julija Timoshenko ha iniziato le procedure alla Rada, il parlamento ucraino, per l’impeachment del presidente.

TIMOSHENKO, la «pasionaria» della rivoluzione arancione del 2005, accusa da tempo Poroshenko di «frode e corruzione». Tuttavia la novità ora, è che avrebbero aderito all’iniziativa oltre molti deputati indipendenti anche quelli del gruppo «Samopomos», fino ad oggi sostenitore della maggioranza di governo.
Secondo il quotidiano russo Izvestija sarebbero ben 300 (su 450) i deputati pronti a votare un emendamento all’articolo 111 della Costituzione che permetterebbe di facilitare la messa sotto accusa del «re del cioccolato». La campagna contro Poroshenko sta trovando il sostegno di buona parte dell’opinione pubblica del paese.

DALLA SUA ASCESA alla presidenza, il tycoon ucraino non è riuscito ad affrontare con successo nessuno dei gravi problemi che affliggono il paese. La situazione economica del paese resta disastrosa e la corruzione nell’amministrazione pubblica invasiva. Il crollo della produzione industriale ha accresciuto il deficit della bilancia dei pagamenti e la proposta del governo, su esplicita richiesta del Fmi e della Ue, di innalzare l’età pensionabile a 65 anni, sta incontrando forti resistenze e si moltiplicano le manifestazioni di protesta dei sindacati e dei partiti di sinistra (dal 2014 fuori dal parlamento).

LE VIOLENTE CAMPAGNE anticomuniste del governo, il sostegno del Partito Socialista alle misure liberiste negli anni ’90, il disfacimento della classe operaia industriale, ma anche l’appiattimento del Partito Comunista sulle posizioni di Putin, difficilmente determineranno in breve tempo una ripresa della sinistra in Ucraina.
Il clima di intimidazione verso le opposizioni ha raggiunto un nuovo picco ieri quando è stato arrestato, per reati di opinione, il combattivo giornalista Igor Guzva, direttore del sito strana.ua. I deputati di opposizione e l’associazione dei giornalisti ucraini ne hanno richiesto l’immediata liberazione.
Infine sabato scorso, si è tenuto a Kiev il gay-pride per le vie della città a cui hanno partecipato circa 2500 persone.
Purtroppo il clima festoso della manifestazione è stato inquinato da una contestazione dei gruppi di estrema destra che hanno intimidito, minacciato e insultato i manifestanti con slogan omofobi e razzisti, senza che la polizia intervenisse.