Nella consueta guerra di propaganda, cui assistiamo da quanto è iniziato il conflitto bellico in Ucraina, i ribelli accusano l’esercito di Kiev di aver violato almeno 27 volte il «cessate il fuoco».

Secondo Kiev i separatisti filorussi, invece, lo avrebbero violato ben 100 volte. Si tratta di numeri che – in ogni caso e benché non siano facilmente verificabili – confermano quanto detto da Merkel, ieri: «La tregua che abbiamo raggiunto è fragile».

Mosca, del resto, è giustamente irritata per la nuova ondata di sanzioni, i filorussi continuano a circondare l’esercito ucraino a Debaltseve, le milizie e i battaglioni di volontari nati dalla Majdan quando possono, a quanto pare, sparano. E proprio riguardo Debaltseve, Kiev ha rifiutato una proposta dei ribelli di creare un corridoio per evacuare i militari ucraini circondati nello snodo ferroviario considerato fondamentale per collegare Lugansk e Donetsk. Per questo i ribelli non vogliono mollarlo e Kiev non accetta la resa, che sarebbe come accettare di aver perso la guerra.

Lì i combattimenti proseguono a dispetto della tregua. Lo fa sapere il portavoce delle forze armate di Kiev, Vladislav Selezniov. «Ci sono gli accordi di Minsk – ha sostenuto Selezniov – secondo i quali Debaltseve è nostra. Non la lasceremo».

Si profila dunque una guerra a bassa intensità, fatta di piccole azioni e di denunce di azioni altrui. In tutto questo non si crea di certo un clima ideale per arrivare alla vera e propria pace politica, che dovrebbe constare nel riconoscimento dell’auotonomia del Donbass neutrale e nel ritiro completo delle artiglierie pesanti dalla zona del conflitto. Ci vorrà ancora molto tempo.

La novità diplomatica più importante degli scorsi giorni è arrivata dall’Unione europea, con una nuova lista di persone colpite dalle sanzioni. Tra i personaggi indicati ci sarebbero anche due viceministri della Difesa della Federazione russa.

Le sanzioni sono infatti entrate in funzione ieri, con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della Ue. Si tratta di nuove misure restrittive, che colpiscono 19 persone e 9 entità.

Fra i soggetti sanzionati dal bando dei visti per viaggiare e dal congelamento dei beni finanziari ci sono il primo viceministro della Difesa russa, Arkady Bakhin, e un altro viceministro dello stesso dicastero, Anatoly Antonov. Colpiti anche Andrei Kartapolov, vice capo dello staff del generale delle forze armate, e i parlamentari Iosif Kobzon e Valery Rashkin. Fra le entità sanzionate c’è il movimento «Novorossiya», o «Nuova Russia», che secondo la Ue aiuta le milizie separatiste nell’Est dell’Ucraina. Approvata alla fine di gennaio, l’estensione della lista era stata sospesa in attesa dei colloqui di Minsk.

Per capire il clima che si respira dalle parti di Kiev, ieri si è diffusa la storia dell’ex calciatore della Juventus Alexander Zavarov, originario di Lugansk (acquistato negli anni 80 dalla Juve di Boniperti e Dino Zoff allenatore) richiamato sotto le armi dall’esercito ucraino. Ma ha affermato che non andrà mai a combattere nei luoghi in cui è nato, contro i filorussi del Donbass.

Infine è giunto un appello dello scrittore – e premio Nobel – Günter Grass: «Negli ultimi tempi siamo spesso messi in guardia contro una terza guerra mondiale, mi domando se non sia già da tempo cominciata».