Dopo il fallimento dei giorni scorsi, pare si sia tornati a discutere di pace a Minsk. Secondo quanto riportato dalle agenzie russe, Denis Pushilin e Vladyslav Deineho, rappresentanti delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, sarebbero tornati ieri nella capitale bielorussa, per partecipare all’annunciato nuovo round di negoziati del gruppo di contatto.

A Minsk sarebbero arrivati anche l’ambasciatore russo a Kiev Mikhail Zurabo e l’ex presidente ucraino Leonid Kuchma. Nonostante questa potenziale ripresa dei colloqui, la sensazione è che le possibilità di arrivare davvero a una tregua, rispettata da entrambe le parti, sia davvero esigua. Innanzitutto, come precisato nei giorni scorsi, Kiev si era detta disponibile a trattare solo se al tavolo della contrattazione fossero arrivati i leader separatisti di Donetsk e Lugansk Aleksandr Zacharenko e Igor Plotnytsky e non loro rappresentanti (come pare – invece- sia accaduto).

I due «capi» hanno una buona scusa: non possono uoversi, causa bombardamenti, hanno fatto sapere. In secondo luogo, la pace appare ancora più complicata, perché le sorti del conflitto nell’est del paese sembrano essere cambiate nelle ultime settimane; le offensive dei ribelli hanno favorito i separatisti, che in questo momento sembrano essere più forti e determinati dei soldati ucraini, pizzicati a disertare e sempre più in difficoltà nelle regioni orientali.

Nonostante questo, i combattimenti proseguono: nelle ultime 24 ore sarebbero stati uccisi 15 militari ucraini e feriti 30, secondo quanto ha reso noto il ministro della difesa Stepan Poltorak a Kiev. Anche tre civili sono morti negli scontri.

Due di loro a Debaltseve, lo snodo ferroviario 50 chilometri a nordest di Donetsk in cui si concentrano i combattimenti, dove le forze ucraine sono circondate dai separatisti. Un’altra morte civile si sarebbe verificata a Donetsk. Infine, il segretario di stato John Kerry sarà in visita a Kiev la prossima settimana, per incontri con Poroshenko e Yatsenyuk, e in seguito incontrerà in Germania, a margine della Conferenza per la sicurezza di Monaco, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, secondo quando reso noto la portavoce del dipartimento di stato Jen Psaki.