Un anno dopo l’assalto a Charlie Hebdo, un uomo è stato ucciso ieri poco dopo mezzogiorno sulla porta del commissariato del XVIII arrondissement di Parigi, nel quartiere popolare della Goutte d’or, sotto Montmartre. Era arrivato armato di un coltello da macelleria, pare abbia gridato «Allah akbar».

Due spari l’hanno raggiunto, sui sei sparati dalla polizia. L’uomo ha sui 30-40 anni. Sul corpo è stata trovata una falsa cintura esplosiva, una tasca marrone attaccata all’interno del giaccone con del nastro adesivo, da cui fuoriuscivano dei fili che sembravano elettrici, collegati a due pile. Poi è stato reperito sull’uomo un telefonino, con messaggi in arabo e in tedesco, oltre a un pezzo di carta con un disegno approssimativo della bandiera di Daesh e una rivendicazione in arabo, scritta a mano. Per questo, l’inchiesta è stata affidata al pool anti-terrorismo.

L’individuo era schedato per reati comuni, secondo i primi elementi dell’inchiesta pare più un caso psichiatrico che terroristico. Secondo un testimone, la polizia ha ingiunto più volte all’uomo di fermarsi, di mettere le mani in alto, prima di sparare. Il ministro degli interni, Bernard Cazeneuve, si è subito recato sul posto ed è tornato al commissariato anche nel pomeriggio, dopo aver reso omaggio, nel commissariato dell’XI arrondissement, a un poliziotto ucciso un anno fa nell’attacco a Charlie Hebdo. La Goutte d’or è stata bloccata per ore, due linee del metro sono rimaste ferme per un po’ e poi hanno ripreso al rallentatore, i bambini di una scuola materna e elementare chiusi all’interno fino al tardo pomeriggio. Un quartiere di Parigi è stato di nuovo travolto dalla paura, mentre non molto lontano, in place de la République, ha avuto luogo un omaggio alle vittime di Charlie Hebdo e di tutti gli attacchi, con la presenza di rappresentanti dei sindacati europei.

Cazeneuve ha insistito sul fatto che «il livello di minaccia resta estremamente alto». L’azione ha avuto luogo lo stesso giorno di un anno fa, quando 12 persone sono state uccise nella redazione di Charlie Hebdo, primo episodio della tragica sequenza che ha fatto, tra il 7 e il 9 gennaio 2015, 17 morti (più 3 terroristi) e che ha inaugurato l’anno tremendo vissuto dalla Francia, sfociato nel massacro del 13 novembre, 130 morti. L’eventuale polemica sulla reazione precipitosa della polizia è soffocata sul nascere, anche se il governo, ieri, ha cercato di dare una risposta senza esagerare e soffiare ancora sul fuoco della tensione. Valls potrebbe fare delle dichiarazioni sul caso della Goutte d’or oggi, all’inaugurazione di un nuovo commissariato a Evry, città della grande banlieue parigina dove è stato a lungo sindaco.

Ieri mattina, poco prima dell’episodio del XVIII arrondissement, François Hollande, nella cerimonia di auguri alle forze di sicurezza alla Prefettura di polizia, ha reso omaggio a «gendarmi, poliziotti, pompieri», che quando sono sotto presi di mira è come se fosse sotto «attacco la Repubblica».

Lo stato di emergenza non prevede deroghe alla sola legalità per l’uso delle armi da parte della polizia, che resta la legittima difesa. Ma il governo ha preparato una riforma del Codice penale, che verrà presentata in Consiglio dei ministri entro fine mese (per poi venire discussa in parlamento), che prevede un’estensione della possibilità di uso delle armi da fuoco, al di là della sola legittima difesa. Si tratta, in altri termini, di integrare nel Codice penale degli elementi dello stato d’emergenza, persino aumentati di grado.

Questa riforma è solo l’ultimo capitolo di un irrigidimento della legislazione, in seguito agli attacchi terroristici del 2015. Hollande vuole far votare dal parlamento l’introduzione nella Costituzione dello stato d’emergenza e della privazione della nazionalità francese per i terroristi che possiedono un doppio passaporto, condannati definitivamente. Questa misura, in particolare, sta sollevando una forte polemica, in un paese ormai profondamente diviso, lontano dallo spirito di unità che aveva prevalso con la marcia dell’11 gennaio 2015 (e che già aveva mostrato le prime separazioni).

La destra è in imbarazzo, perché Hollande riprende una proposta dell’estrema destra che Sarkozy aveva fatto sua nel 2010. La sinistra è spaccata e al governo potrebbe mancare la maggioranza al momento del voto, perché non solo il Front de Gauche e i Verdi, ma anche una grossa fetta di socialisti sono contrari a una limitazione dello jus soli introdotta nella Costituzione.

Il ministro delle finanze, Emmanuel Macron, in un’intervista a Le Monde, osserva che «bisogna fare un discorso da adulti ai nostri concittadini», in particolare riconoscere che ci sono dei «terroristi francesi e quindi c’è del male all’interno della nostra società».
Macron non vuole «scusare», ma invita a riconoscere che «c’è una parte di responsabilità collettiva» e che la Francia «dopo quello che abbiamo vissuto nel 2015 deve «rispondere alla disperazione» sociale, che crea un terreno favorevole all’estremismo.