Serie nera per la sinistra venezuelana. Un altro dirigente chavista, Fritz Saint Louis, è stato ucciso sabato da un gruppo di uomini armati e incappucciati, che gli hanno sparato nella sua casa di Santa Lucia del Tuy, nello stato di Miranda. Haitiano-venezuelano, Saint Louis era un noto difensore dei diritti umani dei migranti. Storico e analista del portale Aporrea, era stato candidato al parlamento nelle legislative del 6 dicembre che, per la prima volta da 17 anni, hanno portato alle destre un’ampia maggioranza. Intellettuale noto e stimato, fondatore del Comitato di solidarietà con Haiti, Saint Louis (54 anni) era Coordinatore internazionale del Movimiento unido socialista haitiano, che fa parte dei movimenti dell’Alba (l’Alleanza bolivariana per i popoli della nostra America), ed era Segretario generale della Casa culturale haitiana bolivariana del Venezuela.

L’omicidio di Fritz Saint Louis segue di 48 ore quello di un altro leader chavista, Cesar Vera, ucciso da due paramilitari nel Tachira dov’era stato eletto deputato per il partito dei Tupamaros. L’attivista haitiano era arrivato in Venezuela nel 1985 come rifugiato politico, un anno prima della caduta del dittatore Jean-Claude Duvalier. Da allora, era in prima fila nella difesa dei diritti dei suoi connazionali, vittime delle mafie del lavoro e del traffico internazionale di migranti senza passaporto, su cui stava indagando. Una situazione solo parzialmente migliorata dal chavismo, che ha esteso agli immigrati le stesse tutele sociali assicurate ai settori meno favoriti, a cui viene destinato oltre il 60% delle entrate petrolifere.

Per i bambini venezuelani, l’haitiano è spesso “l’uomo dei gelati” (confezionati), il cui carrettino cigolante (grande come la parte posteriore di una vespa) è annunciato da una filastrocca infantile. Le donne haitiane si vedono invece spesso vendere per strada mango tagliato, eventualmente condito e speziato. Gli immigrati haitiani nel mondo sono circa 2 milioni (un milione negli Usa), su una popolazione di circa 10 milioni. In Venezuela, sono circa 20.000, quasi 6.000 di loro vendono gelati, prevalentemente nella capitale. Ufficialmente, i gelatai figurano come lavoratori autonomi, soci nelle attività lavorative, ma spesso – aveva denunciato l’attivista ucciso – vengono sfruttati da imprese criminali che li portano in Venezuela clandestinamente, facendoli passare dal Cile o dall’Argentina. A volte, i gelatai sono giovani haitiani entrati in Venezuela come studenti e poi finiti a spingere il “carrito” per conto di società legate a firme come Efe e Tio Rico, terminali locali di multinazionali.

Efe è un’antichissima azienda a carattere familiare che, dal 1987, fa parte del grande gruppo Empresas Polar, che gestisce il grosso dei prodotti alimentari in Venezuela e appartiene al miliardario Lorenzo Mendoza. Efe controlla il 65-70% del mercato, con un volume d’affari annuale di oltre 55 milioni di dollari. Tio Rico, la seconda del settore, è controllata dalla multinazionale Unilever e gestisce il 36% del mercato.

Insieme ai movimenti haitiani, Saint Luis ha ripetutamente denunciato il buco nero in cui finisce anche la gran parte dei finanziamenti solidali che il venezuela bolivariano destina ad Haiti, ma che non porta benefici ai settori popolari del paese di Toussaint Louverture, oggi il più povero dell’America latina.

La morte di Saint Louis ha arroventato ulteriormente il clima politico, in Venezuela, i cui toni sono rimasti alti anche durante le vacanza di Pasqua. Nel tradizionale rito di bruciare in piazza “Giuda il traditore”, il chavismo ha scelto i pupazzi del miliardario Lorenzo Mendoza e dei leader delle destre. L’opposizione, ha dato alle fiamme soprattutto i ritratti del presidente Maduro, che si vorrebbe deporre con le buone o con la forza. In questo, si è distinto il sacerdote José Palmar che, dopo aver invitato i fedeli a crocifiggere il presidente, ha scritto in twitter: «I “giuda” con l’immagine di Chavez bruciavano lentamente, quelli con la faccia di Maduro prendono fuoco più in fretta e meglio per l’alto livello di spazzatura».