La polizia lo ha cercato per giorni nell’area di Tel Aviv. Invece Nashat Milhem, il palestinese con cittadinanza israeliana autore dell’attacco armato del 1 gennaio contro un pub della città costiera (due morti, sette feriti), si nascondeva proprio nel suo villaggio, Arara, in bassa Galilea dove ieri pomeriggio è stato ucciso da uomini di una unità scelta delle forze di sicurezza. La portavoce della polizia, Lubna Samri, ha riferito che Milhem è stato scoperto in un edificio. Il ricercato, quando si è reso conto di essere in trappola, avrebbe aperto il fuoco ed è stato abbattuto dalle raffiche sparate degli uomini dell’unità speciale. Un testimone, Hakim Yunis, ha detto alla televisione Canale 10 di aver sentito numerose raffiche di mitra, «centinaia di colpi come in una guerra».Poco dopo decine di giovani sono scesi in strada a manifestare nella zona di Wadi Ara contro il governo e l’operazione della polizia. Per sette giorni Israele ha impegnato migliaia di uomini nella caccia a Milhem.

 

Ha arrestato prima il fratello e poi anche il padre dell’attentatore che pure aveva collaborato subito alle indagini telefonando alla polizia per comunicare di aver riconosciuto il figlio nelle immagini dell’attacco al pub di Tel Aviv riprese da una telecamera di sorveglianza.

 

Intanto oggi dovrebbero svolgersi a Sair (Hebron) i funerali dei cugini Ahmad, Alaa e Muhannad Kawazba e di Khalil al-Shalaldah, uccisi giovedì sera dall’esercito israeliano quando, secondo la versione del portavoce militare, avrebbero cercato di pugnalare alcuni soldati, a Gush Ezion e a Beit Anun. Sair da giovedì sera è circondato da reparti militari mentre ieri a Hebron le forze speciali dell’Anp si sono schierate tra i manifestanti palestinesi e le forze israeliane per impedire scontri. (mi.gio)