«Nel tempo si era fatto molto nemici». Questa la frase che ha accompagnato per tutta la giornata di ieri i commenti sull’omicidio di Pietro Capone, 49 anni, freddato con due colpi di pistola lunedì sera a Gravina di Puglia. Un uomo molto conosciuto a Gravina e non solo, Pietro, grazie alle sue battaglie a favore della legalità: i killer lo hanno aspettato sotto casa, nascosti nell’ombra. L’ultima denuncia presentata in Procura riguardava la vendita dei loculi del cimitero di Gravina in Puglia: sulle scrivanie dei pm baresi, negli ultimi 10 anni, Pietro aveva depositato decine di denunce, molte delle quali per abusivismo edilizio, che in alcuni casi avevano portato a sequestri penali. Le sue denunce – riferiscono fonti giudiziarie – «erano sempre precise e circostanziate». In procura a Bari la vittima era infatti un volto noto. Si aggirava spesso nei corridoi – raccontano in tribunale – in attesa di poter parlare con i pm titolari delle inchieste. Negli anni aveva denunciato numerose società edilizie ottenendo persino la revoca di permessi a costruire: ancora oggi pendono alcuni contenziosi con il Comune di Gravina, in merito a strade costruite sui terreni di proprietà della sua famiglia.

Pietro, per tutti «Pierino», la legge la conosceva bene: laureato in giurisprudenza, proprietario terriero e immobiliare, celibe, incensurato, aveva otto fratelli. E sono proprio i familiari i primi ad essere stati interrogati ieri mattina dagli investigatori (le indagini sono coordinate dal pm Fabio Buquicchio e dall’aggiunto Anna Maria Tosto), con i quali pare non fosse in ottimi rapporti per questioni d’eredità. Insieme a loro gli inquirenti hanno ascoltato un gruppo di persone a lui molto vicine e che spesso erano i «collaboratori» dell’attività di denuncia, per ricostruire le ultime settimane di Pietro e per fare luce su eventuali litigi o inimicizie sorte nell’ultimo periodo.

Al momento ignoto il movente dell’omicidio, anche per la mancanza di testimoni, nonostante l’episodio sia avvenuto in una zona interna e centrale del paese: non si trascura alcuna ipotesi, ma è chiaro che la pista più battuta è quella che porta alla battaglia civile condotta da sempre da Pietro. Viste anche le modalità del’omicidio: due i proiettili calibro 7.65 che lo hanno ucciso, anche se non è ancora chiaro se quello che lo ha colpito alla testa sia stato indirizzato al volto o alla nuca avendo attraversato il cranio: comunque sia, un’esecuzione in piena regola. Un aiuto potrebbe arrivare dai filmati dei sistemi di video sorveglianza privata e pubblica. L’omicidio di Pietro, come spesso avviene in questi casi, ha generato incredulità a Gravina di Puglia. «Quello che interpreto è un sentimento di sgomento», ha dichiarato Alessio Valente, sindaco Pd di Gravina. «Un delitto – ha aggiunto – brutale ed efferato: si tratta di un episodio dalle modalità inquietanti». Il sindaco ha però detto di non aver mai conosciuto di persona la vittima e riguardo ai presunti contenziosi con il Comune ha riferito di essere «a conoscenza di un esproprio disposto da passate amministrazioni che riguardò Capone e la sua famiglia».

Venerdì, intanto, su richiesta del sindaco, si terrà un incontro in prefettura, mentre questa mattina sarà affidato l’incarico per l’autopsia al medico legale Alessandro Dell’Erba.