La notizia viene battuta dalle agenzie nel tardo pomeriggio di domenica: «Sei turisti francesi e due nigerini sono stati uccisi a Kouré in Niger». Si tratta di sei cooperanti, una guida e l’autista. L’auto su cui viaggiavano è crivellata di colpi d’arma da fuoco che risultano partiti da alcune motociclette che poi si sarebbero allontanate nella foresta.

Kouré è una zona protetta dove trovano riparo le ultime giraffe dell’Africa occidentale. È a soli 60 km da Niamey la capitale del Niger e ben lontana dai luoghi considerati a rischio.

I sei francesi e un nigerino erano cooperanti della ong Acted (Agenzia per la cooperazione tecnica e lo sviluppo) mentre la guida, Kadri Abdou, era presidente dell’Associazione delle guide della riserva delle giraffe di Kouré. Il portavoce dell’associazione, Djibo Hama, ha dichiarato: «Kouré è un’area che non ha mai conosciuto il minimo incidente di sicurezza e anche nel contesto attuale il peggio che ci saremmo aspettati poteva essere il rapimento di turisti occidentali, non un attentato».

La modalità fa pensare a uno dei gruppi jihadisti che si muovono nel Sahel, tuttavia al momento non risulta esserci nessuna rivendicazione. Il portavoce del governo Abdourahamane Zakaria ha spiegato che sono «in corso indagini». Marie-Pierre Caley, responsabile di Acted, ha parlato di «atto barbaro, inqualificabile e rivoltante».

Preoccupa il fatto che anche cooperanti possano essere target in Niger, ha spiegato Frédéric de Saint-Sernin, vicedirettore generale di Acted: «Lavoriamo nelle cosiddette zone rosse, ma se non ci andiamo noi chi aiuterà la popolazione? È un paradosso spaventoso sapere che i nostri giovani cooperanti sono morti in questa zona che viene considerata gialla (poco rischiosa) dove potevano andare in un modo abbastanza tranquillo quando avevano bisogno di riposo».

Le forze armate nigerine con il supporto aereo francese si sono messe alla ricerca degli autori dell’attentato, denunciato come terrorista sia da Niamey che da Parigi: «L’attività di ricerca è in corso per trovare gli autori di questi atti spregevoli e per rafforzare la sicurezza nell’area», ha detto il portavoce del ministero degli interni nigerino.

Il presidente francese Emmanuel Macron ha espresso le sue condoglianze e il sostegno alle famiglie delle vittime e ha poi avuto un colloquio telefonico con il presidente del Niger Mahamadou Issoufou. Entrambi hanno sottolineato che «tutti i mezzi saranno usati per chiarire le circostanze dell’attacco mortale».

L’attentato mette in evidenza la criticità di una situazione che le agenzie internazionali delle Nazioni unite (Unhcr, Unicef, Unocha) sottolineano da mesi: «Trovare soluzioni durature alla crisi di sicurezza, umanitaria e di sviluppo nella regione».

«La situazione – avevano precisato durante il vertice G5 sul Sahel dello scorso 30 giugno – della sicurezza nei paesi del Sahel si è notevolmente deteriorata negli ultimi mesi. I conflitti in atto nella regione stanno avendo conseguenze umanitarie senza precedenti sulle popolazioni civili L’accesso limitato ai servizi sociali di base, la mancanza di opportunità socio-economiche per la maggior parte della popolazione e le vulnerabilità croniche sono fattori che aggravano ulteriormente la situazione nella regione».

L’attacco accresce anche l’apprensione per i nostri connazionali rapiti in Niger, Padre Pier Luigi Maccalli e Nicola Chiaccio nel settembre 2018.