Si chiamava Ruqayya Abu Eid e aveva solo 13 anni la palestinese uccisa ieri a colpi di pistola da una guardia di sicurezza israeliana dopo che avrebbe tentato di pugnalarlo nei pressi dell’insediamento colonico di Anatot. La ragazzina è l’ultima degli almeno 150 palestinesi uccisi dalle forze di sicurezza o da coloni israeliani dallo scorso ottobre dopo attacchi, veri e presunti, con coltelli o automobili lanciate a tutta velocità. Tra gli israeliani i morti sono stati almeno 25, oltre a uno studente ebreo americano. Intanto Amnesty International è intervenuta a sostegno del giornalista palestinese Mohammed al Qiq, arrestato lo scorso novembre da Israele e condannato a sei mesi di carcere “amministrativo”, quindi senza processo. Al Qiq fa lo sciopero della fame dal 25 novembre. Amnesty ieri ha chiesto alle autorità israeliane di incriminare il giornalista o, se non hanno prove di reato contro di lui, di liberarlo subito. Un giudice militare il 17 gennaio ha respinto l’istanza di scarcerazione presentata dall’avvocato di al Qiq, sostenendo che il reporter palestinese sarebbe responsabile di “istigazione” e lavora per media vicini al movimento islamico Hamas.