Gli UB40 – storico gruppo reggae inglese – suonano al più bel festival di musica francese dell’anno, sul Mediterraneo ai confini con la Spagna, nella tre giorni Les Deferlantes. Alcuni grandi nomi stranieri sono stati cooptati per attirare pubblico, anche se si fa fatica a capire, loro, cosa c’entrino qui. Alla conferenza stampa sembrano un po’ disperati: viene chiesto loro se l’ultimo album è country o reggae, e se apprezzano il Red red wine, ovviamente francese. La loro hit reggae del 1983 li perseguita ancora ostinata. Fra parentesi, dichiarano di preferire il vino italiano e spagnolo, gettando gli astanti nella costernazione. Annoiati, però, sebbene paiano ancora pericolosi come un tempo.
Bisognava salvarli: abbiamo chiesto loro cosa pensavano – partendo proprio dal Modulo di Sussidio di Disoccupazione UB40 dal quale prendono il nome – dell’attuale vertiginosa salita della disoccupazione nel Regno Unito. Risposta chiara: «Siamo ancora – ma per poco – nella fine del secolo americano, e finché questo durerà la situazione non potrà che peggiorare. Il sistema capitalistico attuale è completamente inadatto allo scopo, e dal 2010 (quando i conservatori sono andati al potere, ndr) non è cambiato nulla». Anzi, va peggio. Ci sarà, prevedono, un big crash nel giro di qualche anno e molto casino nelle strade: «ecco dove io sarò» dice uno di loro.

Ce n’è anche per Nigel Farage e l’UKIP, il neo-alleato in Europa di Grillo. L’opinione è netta: «He is an idiot», virgolettato. «Farage si basa sul pregiudizio e sulla menzogna – proseguono, fa leva sul disagio della gente proponendo loro soluzioni che non portano da nessuna parte. E su molte cose Farage mente, e lo sa benissimo». «È il nostro peggior politico – dicono, incarna un incubo ricorrente, quello del demagogo che si mette la cravatta. Temporaneamente».

Chiediamo loro come mai molti – nella working class britannica più povera – lo seguano: «È un fenomeno ricorrente ogni volta che le cose vanno male e c’è crisi, spunta chi propone soluzioni spicce. Negli anni 30 è stato così – chiaro il riferimento alla Germania nazista – è così anche in questo scorcio di fine del ’secolo lungo’. Molta gente – in Gran Bretagna, in Italia e non solo – pensa che la colpa della disoccupazione crescente sia degli immigrati: ma ci sono molte più persone che lavorano che disoccupati, le risorse per il welfare ci sarebbero. E la disoccupazione non dipende dagli immigrati: la nostra società è basata sull’immigrazione, senza, questo sistema collasserebbe. È un ’nonsense’ erigere steccati, la forza sociale li ha sempre inesorabilmente abbattuti». Sempre pericolosi: il 17 luglio suonano a Sarzana. State attenti, siete vicino a terra d’anarchici. Sorridono contenti.