Dicembre è stato a lungo un mese importante per i teatri: i migliori debutti di stagione, che poi alle feste lasciavano il posto all’intrattenimento digestivo per famiglie. Tutto cambia, anche le programmazioni. Le cose migliori si son viste in teatri piccolissimi, se si fa eccezione per la Lehman Trilogy ultimo lascito ronconiano, che ha riempio all’inverosimile l’Argentina tutte le sere, come non si vedeva da parecchio, capace di conquistare il composito pubblico dello stabile, capace di zompare svelto nella standing ovation.

Ora che siamo a natale la Casa Cupiello di Latella, fu Eduardo, proietta sullo spettatore quasi solo gli algidi fantasmi del regista, mentre è tornata utile la breve tournée, in una sala dell’Orologio, di uno spettacolo piccolo e bollente.

La compagnia Biancofango (ditta piccolissima, di una autrice/regista e di un autore/attore, Francesca Macrì e Andrea Trapani) porta in giro, giustamente, uno spettacolo di quattro anni fa, Porco mondo. Una non-storia di coppia, interpretata, sudata, sbavata, urlata dallo stesso Trapani e da Aida Talliente. Uno sfogo ultimativo che si consuma appunto la notte di natale, come si apprende a un certo punto. Uno sfogo che come una eruzione cutanea grave, è inarrestabile, benché se ne intuisca presto l’origine. Un rapporto, come moltissimi, impossibile. Dove nessuno dei due riesce o vuole ascoltare l’altro, lungo due monologhi che non si incrociano ma sbattono uno contro l’altro. L’insoddisfazione di lei che inutilmente cerca di travestire la sua rabbia sotto la parrucca platino e l’abito scampanato di Marylin Quando la moglie è in vacanza; lui conduttore di una sorta di priapismo delle fantasie che si affacciano pure nella pedofilia in chat. Due disperati, stretti tra la neve notturna che li ottunde e la convivenza che li imprigiona. Uno spaccato tragico che si fa poetico, grazie al lavoro inesausto sul corpo da parte di entrambi.

L’altra visione di queste sere che resta indelebile sarebbe legata forse più alle scadenze pasquali. Ma La ricotta di Pier Paolo Pasolini è una poesia irraggiungibile, che nella confusione dei linguaggi spettacolari (si svolge sul set di un film) si riscopre ancora oggi, dopo più di mezzo secolo, comica, bruciante e aggressiva, oltre che maledettamente attuale, ora che la fame ha perso ogni aura e viene dritta da crisi e miseria come non se ne vedeva nel nostro paese dall’ultima guerra.

È davvero un apologo biblico la storia di Stracci, la comparsa di Cinecittà che, mentre gira un film sulla crocifissione di Cristo sul Golgota lungo i pratoni dell’Acqua Santa, col cestino del set sfama l’avida famiglia, e digiuna stremato tra i crampi. Fino a quando,vendendo di nascosto il fastidioso cagnetto della diva, non riesce a comprare da una bancarella sull’Appia una bella quantità di ricotta. Non potrà mangiarla subito, ma se ne abbofferà in tal modo che alla fine della scena della crocifissione (lui è il ladro buono sulla croce), lo tireranno giù morto, sebbene sazio. Antonello Fassari ha tratto già da qualche anno da quell’episodio pasoliniano di Rogopag, uno spettacolo/racconto, semplicemente meraviglioso, che ha riproposto in queste sere al Teatro del Quarticciolo. Ma l’attore assume così in profondità la narrazione di quella sceneggiatura, che dopo un po’ pare di assistervi, e di sentire fremere ancora certe affermazioni pasoliniane, e addirittura di vedere certe composizioni visive ispirate ai grandi manieristi come il Pontormo o Rosso Fiorentino.

Con pochi oggetti di scena, Fassari non scopre solo le sue notevoli qualità di attore (anche se la fama popolare gli è arrivata grazie ai Cesaroni), ma anche una sensibilità e una intelligenza ammirevoli. Per di più, alla fine del racconto, proietta il film originale, ed è ancora emozionante vedere Orson Welles sulla seggiola del regista, e Laura Betti che è Maddalena, e Edmonda Aldini la Madonna, tutti in pose e panni rigorosamente «manieristi». E le due versioni della Ricotta, quella teatrale e quella cinematografica, finiscono per parlarsi a fondo tra loro, mentre parlano a noi delle tante cose racchiuse in quella visione.
Una bella sorpresa quella della serata al Quarticciolo, e non l’unica. La sera precedente, nello stesso teatro, per la programmazione curata da Veronica Cruciani e Ascanio Celestini, quest’ultimo aveva conversato in pubblico con Giusi Nicolini, la sindaca di Lampedusa. E anche quell’incontro era stato di grande fascino e di acuta intelligenza.