Si possono evitare i raffreddori di stagione consumando yogurt, ricco di probiotici? Se fosse così automatico sarebbe troppo semplice. C’è chi, dal punto di vista scientifico, si è posto il problema e le conclusioni, sia pure non definitive e corredate da qualche condizionale, sono sostanzialmente positive. Una revisione di studi su questa questione (Cochrane Database of Systematic Reviews 2022, Issue 8. Art. No.: CD006895) commentata da Rebecca De Fiore (dottoremaeveroche.it) suggerisce in effetti che chi assume probiotici vede ridursi il rischio di ammalarsi di raffreddore e di tosse. Non solo, assumendo probiotici si riduce la necessità di far ricorso agli antibiotici per curare le infezioni respiratorie.

Un vantaggio assai rilevante (tuttavia apparentemente limitato ai pazienti pediatrici) considerato che il problema dell’antibioticoresistenza e la necessità di un uso più oculato di questi farmaci sono da tempo oggetto di preoccupata attenzione da parte della comunità scientifica. Altro indizio utile ricavato dalla revisione citata è che l’assunzione di probiotici accorcia di un giorno la durata della malattia. Che significa tutto ciò per la nostra quotidianità? Dobbiamo arruolarci nell’esercito dei consumatori seriali di probiotici (di «fermenti lattici» si sarebbe detto un tempo) acquistando e ingurgitando capsule, bustine, flaconcini e quant’altro i produttori mettono in campo? Sta di fatto che il mercato globale dei probiotici è assai fiorente e le previsioni di crescita per i prossimi anni lo sono altrettanto (più di 60 miliardi di dollari nel 2021, quasi 115 miliardi previsti nel 2029 secondo Data Bridge Market Research, Bloomberg 2022).

In qualche occasione gli integratori vanno anche bene, ma occorrerebbe non dimenticare che una dieta basata prevalentemente su alimenti vegetali (insalate fresche, verdure cotte, cereali integrali, legumi, semi oleosi) è in grado di apportare una buona quantità di probiotici e di favorire lo sviluppo della comunità microbica che alberga nel nostro intestino. Senza contare che altri alimenti di uso corrente sono derivati da processi fermentativi e sono quindi ricchi di probiotici. È il caso dello yogurt, ma anche delle verdure lattofermentate (i crauti, le rape rosse, ecc.), dell’aceto preparato in casa, delle acciughe e delle olive sottosale e delle meraviglie che gli orientali ottengono dalla lenta fermentazione della soia (tamari, shoyu, miso, tempeh).