Vendere le spiagge ai privati? Sarebbe un altro gustoso spunto per Ermanno Cavazzoni a integrare il suo Vacanze al mare, un altro degli inventivi film sulla memoria italiana messa a disposizione da Home Video il grande archivio che raccoglie i film di famiglia. Ne abbiamo già visti alcuni veramente sorprendenti: storie poetiche evocate dalle immagini a volte ripetitive delle cerimonie familiari, a volte autentici documenti inediti, alcuni girati per caso, altri realizzati con estrema perizia a cui manca solo la parola, aggiunta poi dagli scrittori diventati coautori che trovano inedite fonti di ispirazione in quelle spesso tremolanti riprese.

Ermanno Cavazzoni che ha con il cinema un rapporto da Studio 5 di Cinecittà per aver collaborato con Fellini alla realizzazione della Voce della luna ispirato al suo romanzo Il poema dei lunatici (ma non è stata la sua unica esperienza nel cinema), autore di libri dai titoli attraenti come Storia naturale dei giganti, Civiltà dei fiumi o Guida agli animali fantastici, sceglie un percorso personale legato alla sua fantasia antropologica che prende le inaspettate vie del surreale, dell’assurdo, della scoperta, anche mentre vediamo solo bambini che continuano a fare buchi nella sabbia con le palette e poi le ricoprono. Racconta in chiave poetico antropologica quel curioso fenomeno che sono le vacanze al mare in Italia e alla fine ci convincerà che tutto quel crogiolarsi per ore al sole di agosto, abitudine estranea alle civiltà, altro non è che una reminiscenza dei rettili che fummo un tempo, diventati mammiferi solo da pochi milioni di anni, un retaggio ancestrale che ricorda la deposizione delle uova nella sabbia. Bagnanti fermi sul bagnasciuga come uccelli palustri, come fenicotteri nel periodo della riproduzione.

Inizia così, con i primi filmini degli anni trenta: «L’umanità ha cominciato ad andare al mare verso la metà del ’900, prima di allora a nessuno era venuto in mente di andarci. E perché tutti potessero andarci furono inventate le ferie».
Cavazzoni (complice Lamberto Borsetti al montaggio) commenta i comportamenti del maschio dominante nei suoi movimenti di attrazione nei confronti della donna riproduttiva («la donna, non avendo la coda esibisce il sorriso»), dall’alba al tramonto, dalla simulazione del bagno per non rovinare la pettinatura, al corteggiamento, alle passeggiate romantiche, alle serate danzanti al dancing, dove si intravede Fausto Rinaldi e il suo complesso (il Settebello), con successi come Majorca Majorca e Ciao amore (non scordarti di me). Ai maschi minori («scialbi come gallinacci festosi») non resta che vagare a gruppi per tutta la notte, un finale partecipe del gusto felliniano un montaggio di locali notturni, elezioni di miss, lunapark con i testoni di cartapesta, la femmina che si contorce «come femmina del licaone». E su tutti troneggia il bagnino «figura mitologica del XX secolo».

– forse no, ma ci piace pensarlo, con la colonna sonora di Henghel Gualdi, il Benny Goodman italiano. Lo si indovina da tutta la colonna sonora scelta: Casadei (Giorgio) dai titoli allusivi al tema trattato, tra il latino e il romagnolo come «Cuius animam twist» o «Fac ut portem miss», culminante in uno [do action=”citazione”]La voce di Cavazzoni, dai toni pacatamente emiliani suggerisce uno strettissimo rapporto con il tema che sta trattando, a dispetto del colto e divertente commento inventivo: dietro il suo distacco si indovinano accanite partite a calciobalilla, lunghe nuotate e serate al night[/do]Stabat Mater rivisitato da Casadei con Vincenzo Vasi a commento di un crescendo che evoca ferocemente la deportazione volontaria, la bolgia infernale, il caldo asfissiante, la ressa. Apre il film un bambino che gioca a pallone sulla spiaggia, e si chiude con la ragazzina dal costume rosso, il gusto inimitabile delle vacanze al mare.