Tutti in piedi. Anzi no. E The Donald non ci sta. Nel football americano – diventato una «priorità» del presidente degli Stati uniti – si è giunti a una tregua sull’applicazione delle nuove regole sull’inno nazionale, così gli atleti dovranno restare in piedi durante l’esecuzione di The Star Spangled Banner, lasciando «ai dissidenti» la possibilità di restare negli spogliatoi. E con sanzioni della Nfl nei confronti delle squadre, in caso di protesta in campo. Una vittoria del presidente dopo un anno di polemiche, alimentate dallo stesso Trump, per la scelta di alcuni giocatori di seguire l’inno seduti o poggiando un ginocchio in terra, per protesta contro le brutali aggressioni, due anni fa, della polizia americana contro la comunità afro, episodi di intolleranza razziale che portarono circa 200 atleti di più sport in un solo weekend alla protesta silenziosa, criticata con linguaggio aggressivo e anche volgare dal capo della Casa Bianca sui social.

Dopo mesi di fuoco mediatico, la Nfl a fine maggio si è imposta con una nuova policy sull’inno nazionale, senza consultare il sindacato degli atleti ma con la benedizione mediatica di Trump. Tutto questo sino a ieri, quando l’associazione degli atleti e la Lega si sono accomodate al tavolo per sospendere l’esecuzione delle nuove norme, considerate «una violazione dei diritti degli atleti e anche del contratto collettivo», dopo la notizia del regolamento interno dei Miami Dolphins: fino a quattro partite di sospensione e multa per gli atleti che dovessero protestare in campo.

Dunque, una posizione più morbida per evitare di finire in tribunale, ulteriore pubblicità negativa per una lega che negli anni, tra casi di violenza domestica e lesioni cerebrali provocate dagli scontri di gioco, è stata al centro dell’esposizione mediatica. Ma giocatori e Nfl non avevano fatto i conti con la furia di The Donald, tornato sulla questione via Twitter, prima di essere ritenuto non idoneo alla discussione dal vicepresidente dei New York Giants: «Il dibattito sull’inno è vivo e vegeto, ancora. Non posso crederci! Non è nel contratto che i giocatori debbano mettersi sull’attenti, con la mano sul cuore? Il Commissioner (il numero uno della lega, ndr) da 40 milioni di dollari deve ora prendere una decisione. Ti metti in ginocchio la prima volta, fuori dalla partita. Lo fai la seconda, fuori dalla stagione, senza paga!».