La mia famiglia abita a Spinetta da almeno cinque generazioni e il polo chimico, ora di proprietà di Solvay, ha fatto da cornice alla mia infanzia. Di queste cinque generazioni, con certezza due si sono ammalate di diversi tumori. Tra questi mio padre, che ha vissuto e vive a Spinetta. Grazie a lui, quando ero più piccola, si è parlato dell’inquinamento prodotto da un singolo polo chimico gestito con nomi differenti, ma con in comune la stessa politica: il profitto a costo di tutto, anche della salute di migliaia di persone ignare».

COSI’ VIOLA CEREDA DI SPINETTA MARENGO, popolata frazione del comune di Alessandria, racconta in una lettera le radici del suo impegno contro i Pfas, anche quelli di nuova generazione, maturato quando, dopo aver letto del rilevamento del cC6O4 nel fiume Bormida e i risultati degli studi epidemiologici, compreso il rischio di infertilità per le donne residenti, ha smesso di accettare di essere passiva. Il cC6O4 è il nome commerciale di una sostanza multi-componente registrata da Solvay presso Echa (Agenzia europea per le sostanze chimiche) ed è, sotto un nome meno riconoscibile, un Pfas di «nuova generazione»

Nel 2012, Solvay era stata costretta a sospendere la produzione di Pfos (acido perfluoroottansulfonico), vietati dalle normative e dalle convenzioni internazionali. I Pfos, insieme ai Pfoa (acido perfluoroottanoico), sono le classi più diffuse dei Pfas, studiati tra i fattori di rischio per un’ampia serie di patologie, sia croniche che tumorali (ipercolesterolemia, alterazione dei livelli di acido urico, patologie tiroidee, colite ulcerosa, tumori del testicolo e del rene).

I PFAS, AD ALTE CONCENTRAZIONI, SONO TOSSICI non solo per l’uomo, ma per tutti gli organismi viventi. Sostanze inodori, incolori, insapori e solubili in acqua, penetrano con facilità nelle falde acquifere e raggiungono i campi e i frutti dell’agricoltura che arrivano sulle nostre tavole. Non solo quelle degli spinettesi. In Veneto si è riscontrata una contaminazione da due molecole della famiglia dei Pfas (Pfos e Pfoa), in alcuni campioni di mais, di pesci di cattura, di fegato (in particolare di suino), e di uova di allevamenti familiari.

Spinetta, nota alle pagine di storia per l’importante battaglia di Marengo (1800) che vide la vittoria di Napoleone sugli austriaci, si porta sulle spalle i problemi del suo polo chimico, che ha dato lavoro ma anche tanti guai a questa terra. Lo attesta pure la sentenza della Cassazione che lo scorso anno ha confermato la condanna ai vertici di Solvay e Ausimont (che si sono avvicendante nella gestione) per disastro ambientale colposo, responsabili dell’avvelenamento della falda acquifera con cromo esavalente, imponendo l’obbligo di bonifica del sito. Pur consapevoli dell’inquinamento pregresso avrebbero continuato ad operare senza bonificare e smettere di sversare sostante tossiche.

CONTRO I VELENI DELLA SOLVAY, NEGLI ULTIMI MESI, si è fatto sentire il Comitato Stop Solvay, che coinvolge gli abitanti di Spinetta e non solo. «Chiediamo – spiega Eugenio Spineto, portavoce – lo screening medico di tutta la popolazione potenzialmente coinvolta dall’inquinamento della Solvay, crediamo che la gente abbia il diritto di conoscere il suo quadro medico, crediamo inoltre che la prevenzione e la tempestività siano i soli mezzi per evitare un ulteriore aggravamento della situazione. Pretendiamo il monitoraggio di tutti i pozzi, perché non vorremmo che casi analoghi a quelli del pozzo di Montecastello (dove si sono riscontare tracce di cC604, ndr) si ripetessero in futuro, e vogliamo che non una sola molecola inquinante esca dallo stabilimento di Spinetta. Se Solvay non è in grado di garantire questo, la sospensione della produzione in via precauzionale è l’unica strada percorribile».

L’AZIENDA VORREBBE, INVECE, ESPANDERSI. Sul tavolo della Conferenza dei servizi c’è, infatti, la proposta di ampliamento della produzione di cC6O4, che in caso di «no» paventa di traslocare in Francia, riproponendo l’annosa dicotomia lavoro-salute, che dall’Eternit all’Ilva tormenta i destini di molti territori. Il primo round si è svolto a giugno nella sede della Provincia di Alessandria, con la protesta del Comitato Stop Solvay, di Legambiente e delle «Mamme no Pfas» arrivate dal Veneto. La Conferenza è stata riaggiornata al prossimo autunno; nell’attesa, la Solvay, che difende il cC604 sostenendo abbia «un profilo tossicologico migliore dei Pfoa», ha guadagnato, tra gli altri, l’endorsement del governatore Alberto Cirio. Gli allarmi degli scienziati, però, non mancano. Carlo Foresta, docente di Endocrinologia all’Università di Padova, durante una audizione in Parlamento ha dichiarato: «Ho la sensazione che il cC6O4 sia ancora più pericoloso e che, per alcune condizioni, crei più problemi del Pfoa».

SUGLI ESITI DELLA CONTESA ALEGGIANO I RISULTATI dello studio epidemiologico realizzato da Arpa Piemonte nella frazione di Spinetta Marengo a ridosso del polo chimico. Resi pubblici il 21 dicembre scorso, evidenziano che se vivi a Spinetta hai maggiore probabilità di essere ricoverato in ospedale in confronto a chi vive nel capoluogo. Alcuni esempi: ricoveri per tumore al rene +76%, tumori epatici (al fegato) +63%, malformazioni dell’apparato genitale-urinario +25%. Se hai un figlio fino ai 14 anni di età è maggiore la possibilità (+86%) che sia affetto da malattie neurologiche. A questi numeri si aggiungono quelli dell’Asl di Alessandria che indicano come a Spinetta si muoia per alcune patologie molto più che nel resto della Provincia: malattie all’apparato respiratorio +43%, ipertensione (uomini) +97%, tumore alla vescica (donne) +335%, tumore al rene (donne) +166%.

L’AVERE POTUTO LEGGERE GLI STUDI EPIDEMIOLOGICI ha dato slancio all’impegno contro i veleni della Solvay. Viola Cereda, con la sua lettera, si è esposta per coinvolgere persone che vivevano la sua stessa situazione: «Coetanei che avevano affrontato la malattia dei familiari, penso, per esempio, ai miei compagni delle elementari». Ci spiega: «Anche io ho preso consapevolezza che avevo sempre proiettato la mia vita fuori da Spinetta e mai preso in considerazione di rimanerci, non perché qui non mi trovassi bene, ma perché mio padre mi diceva appena puoi vattene via, non è un posto dove stare. Penso, invece, che Spinetta debba essere un luogo in cui vivere. Non tollero più che nel 2020 si debba lottare per il binomio ricattatorio lavoro-salute, da 70 anni si conosce l’inquinamento catastrofico di Spinetta, ma le istituzioni tacciono perché Solvay è fonte di lavoro e di introiti per le casse comunali. A settembre aumenteremo la campagna sul territorio, per essere presenti con i nostri corpi e non solo sui social».