In pochi si sono presi la briga di leggere il comunicato dopo il Consiglio dei ministri del 28, “il Bilancio dello Stato per il 2022”, (Consiglio dei ministri n° 44). Tutti, invece, hanno sentito la conferenza stampa di Draghi, Franco e Orlando della sera.

Lo stile del comunicato si conviene a un organo istituzionale, la conferenza stampa ha uno stile incerto nelle forme, ma roboante rispetto agli obbiettivi che la legge di bilancio per il 2022 dovrebbe avere.

La prima e non banale considerazione riguarda l’entità della manovra. Nel comunicato del governo non c’è nessun riferimento, mentre nella conferenza stampa scopriamo che la manovra passa da 23 a 30 mld di euro. Qualcosa di sospeso, e ancora da discutere, è sotto gli occhi di tutti. In qualche misura il governo gioca con i numeri fino a quando lo stesso governo non troverà la quadra. In questo modo tutti possono dirsi soddisfatti, tralasciando il fatto che la legge di bilancio non è un elastico che si può tendere o contrarre a proprio piacimento. Si manifesta una approssimazione che insospettisce.

Proviamo a sottolineare alcuni punti: il fisco. Nel comunicato stampa troviamo che “per ridurre il cuneo fiscale e l’Irap è previsto un intervento complessivo di 8 mld, di cui 6 con nuovo stanziamento”. Durante la conferenza stampa il premier, ormai siamo a questo punto, afferma che: “sulle tasse mettiamo 12 mld per ridurre la pressione fiscale e non otto come si dice in giro. Otto vanno a un intervento mirato per ridurre le imposte sulle società, sulle persone, sul cuneo fiscale”. Sebbene ci sia una evidente differenza tra comunicato stampa e conferenza stampa, il premier tira fuori un asso dalla manica durante la conferenza: “Destiniamo 40 mld in un triennio alla riduzione delle imposte, di cui 24 al cuneo e la parte restante agli incentivi fiscali, alle famiglie e imprese per il patrimonio immobiliare e la digitalizzazione”.

Caspita, 40 mld di minori imposte? Ma sono 1/3 della spesa sanitaria. Come possiamo ridurre le imposte per un valore che non ha precedenti storici (Berlusconi impallidisce), e sostenere i servizi pubblici universalistici che per definizione sono finanziati via sistema tributario?
In economia le parole hanno un certo significato. Draghi non ha detto che riduciamo la pressione fiscale, cioè il rapporto entrate fiscali-Pil, piuttosto di riduzione delle imposte. La crescita, quindi, che ci azzecca? Sostenere che la riduzione delle tasse sarà finanziata dalla crescita è una vecchia e indimostrata teoria: abbassiamo le tasse e il Pil crescerà molto più della riduzione delle stesse tasse. Giavazzi recentemente ha insistito sul punto, ma sul teorema non c’è nessuna evidenza empirica. Quello che invece abbiamo come effetto è la riduzione del pubblico nell’erogazione dei servizi essenziali, servizi che i cittadini a questo punto devono comprare sul mercato. Un risultato eccezionale.

Gli investimenti diventano una partita a dadi.Il comunicato stampa afferma che “vengono stanziati 70 mld per gli investimenti delle PA centrali e locali dal 2022 al 2036 (…) e viene aumentata la dotazione del Fondo di Sviluppo e coesione per il periodo 2022-2030 con complessivi 23,5 mld”. In soldoni si tratta di 93 mld. I conti della serva restituiscono al contribuente che il governo intende investire con proprie risorse circa 6 mld per anno.

Durante la conferenza stampa Draghi afferma che il Paese investirà nei prossimi 15 anni 540 mld di euro. A questo punto potevo cadere dalla sedia o saltarci sopra. Ma quale è la relazione tra i fondi delineati nel comunicato stampa e quello dichiarato?

La differenza non è proprio marginale: è pari a un punto di Pil per anno. Se prendessi per vere le dichiarazioni di Draghi, il paese avrebbe in media-anno investimenti governativi pari a 36 mld (se considero le risorse del Pnrr pari a 200 mld), oppure 22 mld se escludo dal calcolo le risorse del Pnrr. Emerge sempre di più che il governo comunica dei numeri via stampa per gettare fumo negli occhi (versione cattiva), oppure comunica alle forze politiche e sociali fino a dove può spingersi, lasciando però il comunicato stampa per quello che deve essere, un resoconto dettagliato di quello che abbiamo concretamente discusso e approvato. Un governo a fisarmonica sostanzialmente.

Però c’è molta coerenza rispetto alle persone che pagano quotidianamente la crisi covid, un sistema previdenziale contro i giovani e degli ammortizzatori che sono solo un aggiustamento dell’esistente e non una riforma degli ammortizzatori sociali. Non manca la coerenza nemmeno sul reddito di cittadinanza: comunicato stampa e conferenza stampa coincidono.

Quale sia la vera legge di bilancio è un mistero, ma quale sia il ruolo di questo governo invece sì: noi non dobbiamo governare il Paese per il prossimo futuro. Altri lo dovranno fare. Insomma, un po’ come Ponzio Pilato.