Perché investire in piste ciclabili o meglio in ciclabilità? Prima di rispondere a questa domanda è importante chiarire un elemento: oggi il concetto di pista ciclabile è superato, in quanto per favorire l’uso della bicicletta non e più sufficiente costruire piste ciclabili ma servono anche altre infrastrutture complementari quali i cicloparcheggi, le aree di servizio, ecc., ed attività immateriali di promozione e di comunicazione. Per questo io preferisco parlare di ciclabilità, inteso come l’insieme delle azioni volte a favorire l’uso della bicicletta come mezzo di trasporto, di ricreazione e di turismo. Il concetto comprende sia il complesso di interventi materiali infrastrutturali (come la costruzione di piste ciclabili, di cicloparcheggi, di azioni di moderazione del traffico, di «zone 30», la multimodalità) che immateriali (come la divulgazione, la formazione, le campagne, la promozione, le regole per favorire l’uso della bicicletta e ridurre l’abuso dei veicoli privati). Volendo tradurre questa definizione in un’equazione matematica, abbiamo ciclabilità = infrastruttura + promozione.

Ora possiamo provare dare una risposta sul perché investire nella ciclabilità. Le motivazioni sono moltissime ed interessano diversi macrosettori come la salute, l’economia, il turismo, la mobilita, la tutela ambientale e la qualità della vita degli uomini. Volendo sintetizzare, i 7 buoni motivi per cui investire nella ciclabilità sono: sicurezza, salute, congestione, risparmio economico, inquinamento, economia e qualità della vita. Vediamoli un po’.

1) SICUREZZA: secondo l’Istat nel 2018 abbiamo avuto in Italia 172.553 incidenti stradali (con lesioni), 3.334 morti e 242.919 feriti; di queste morti 831 sono costituiti da pedoni e ciclisti (219 ciclisti e 612 pedoni). Non c’è giorno che non si senta parlare di vite spezzate sulle strade.

2) SALUTE: una vastissima letteratura tecnica e scientifica dimostra che un maggior utilizzo della bicicletta porta ad un forte miglioramento della salute sia pubblica, come conseguenza della riduzione dell’inquinamento, che privata, ovvero direttamente sull’utilizzatore. Ad esempio secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, nel 2013 l’inquinamento dell’aria esterna ha causato 520.000 morti premature nell’Unione Europea, di cui 91.500 in Italia; tali decessi sono dovuti a micropolveri sottili (PM2,5) per l’84%, al biossido di azoto (NO2,)er il 13% e all’ozono (O3) per il 3%. In Danimarca, dove le politiche per la mobilità sostenibile e la ciclabilità sono molto efficaci, l’incidenza delle morti dovute ai 3 inquinanti citati nel 2013 è stata circa un terzo dell’Italia, come emerge dalla tabella seguente.

Queste stime sono in linea con studi analoghi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Inoltre i ciclisti sono fino a sei volte più sani di pedoni ed automobilisti come emerge da una ricerca condotta da Glenn Stewart della Brunel University di Londra, che fotografa il contributo della bicicletta nell’attività fisica a Londra: è infatti emerso che chi pedala ogni giorno e 150 minuti alla settimana ha fino a sei volte di probabilità in più di rientrare in uno stile di vita sano rispetto a tutti gli altri pendolari.

3) CONGESTIONE: una mobilità congestionata è causa di perdita di tempo, di perdite economiche e di maggior inquinamento. In ambito generalmente urbano la congestione causa un incremento del tempo di viaggio per gli utilizzatori dell’auto e occasionalmente del mezzo pubblico su gomma, mentre i pedoni e i ciclisti raggiungono le loro destinazioni più velocemente. La Commissione Europea ha stimato che la congestione stradale costa l’1% del PIL dell’Unione Europea.

4) RISPARMIO ECONOMICO: il veicolo meno costoso per la mobilità quotidiana è la bici con un costo che è dell’ordine di 0,05 €/km, dove per costo si intendono le spese di acquisto, di gestione e di manutenzione del veicolo bicicletta. Per avere un parametro di confronto, il costo dell’automobile privata con un solo utente in Italia è molto maggiore ed è mediamente dell’ordine di 0,50 €/km (secondo le tabelle ufficiali ACI), a cui vanno aggiunti eventuali tariffe di parcheggio, pedaggi, ecc. Sulla base di questi valori è immediato calcolare che l’impiego della bicicletta al posto dell’automobile per la mobilità quotidiana su un breve tragitto urbano di circa 5-8 km consente dei risparmi dell’ordine di 1.500 €/ anno a persona … è di fatto una mensilità di stipendio. Addirittura uno studio belga commissionato dal governo regionale di Bruxelles nel 2012 ha calcolato che sostituire l’automobile con la bicicletta comporterebbe un risparmio di 2.853 €/anno ad abitante.

5) INQUINAMENTO: oltre all’inquinamento dell’aria l’attuale modello di mobilità delle persone e delle merci impatta molto anche sul rumore e sui cambiamenti climatici.

6) L’ECONOMIA: secondo una stima dell’European Cyclist Federation il valore della bicicletta in Europa è di circa 513 miliardi di euro all’anno di cui circa 44 miliardi imputabili al solo cicloturismo… si tratta di benefici enormi che superano notevolmente i costi della ciclabilità.

7) QUALITÀ DELLA VITA: è oramai dimostrato che chi pedala studia meglio, si ammala meno ed è più felice. L’uomo moderno ben difficilmente durante la giornata riesce a ritagliare dei momenti per pensare a se stesso, alla sua vita, ai suoi progetti, a dirimere conflitti interiori, a fare progetti, ecc. ; durante un viaggio in bicicletta questo è possibile, in quanto è più facile coltivare pensieri positivi e arrivare al lavoro felici.

Da tecnico della ciclabilità ed utilizzatore assiduo della bicicletta non posso che testimoniare sulla veridicità dei 7 buoni motivi per usare la bicicletta sintetizzati sopra.
Infine la ciclabilità agisce su ben 11 dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile da raggiungere nel 2030 secondo l’agenda ONU 2030

CICLABILITÀ: LA SITUAZIONE IN ITALIA.
A livello internazionale al momento l’Italia è considerata una nazione a bassa ciclabilità, ovvero poco bike friendly; ne è la dimostrazione il fatto che l’applicazione googole maps per il territorio italiano non rende disponibile l’opzione del mezzo bicicletta, al contrario di altri stati confinanti come Austria, Svizzera, Liechtenstein, Francia e Germania, dove funziona regolarmente.

Tuttavia esistono delle eccellenze come le città di Pesaro e di Bolzano con una quota di mobilità urbana in bicicletta dell’ordine del 30% o la Provincia Autonoma di Trento che dispone di una rete ciclopedonale extraurbana che si sviluppa per circa 420 km, in cui nel 2018 sono stati misurati oltre 2.200.000 passaggi e nel 2009 l’indotto del cicloturismo era dell’ordine di oltre 100 milioni di euro all’anno (circa 10 volte il costo annuale di costruzione e gestione).
Inoltre il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) dello stato italiano da alcuni anni ha messo a disposizione dei cofinanziamenti che prevedono la realizzazione di circa 6.000 km di ciclovie turistiche nei prossimi anni ed il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare in questi ultimi anni ha emesso alcuni bandi di finanziamento per la mobilità sostenibile anche in bicicletta. Infine, sempre a cura del MIT, è in corso la stesura del Piano Generale della Mobilità Ciclistica previsto dalla legge 2 del 2018 che individua le principali direttrici ciclabili di interesse nazionale sulla base della rete Bicitalia ideata da Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) che individuava una rete lunga circa 20.000 km.

IL TRAFFICO IN ITALIA.
Roma è la seconda città al mondo in cui si perdono più ore nel traffico (con 254 ore perse nel traffico ogni anno), preceduta solo da Bogotà; Milano, con 226 ore, è settima, Firenze è quindicesima, Napoli diciassettesima e Torino ventiduesima con 167 ore perse. È quanto emerge dalla Global scorecard della società americana Inrix, analisi dei trend della mobilità e della congestione urbana in 200 città di 38 Paesi, riferito al 2018 e pubblicato nel 2020. Quindi possiamo affermare che l’Italia è tra gli stati più congestionati al mondo. E purtroppo non solo le città ma anche i piccoli borghi: molte piazze di paesi, che fino a pochi anni fa erano piazze dove la gente si incontrava, i bambini giocavano ed i ragazzi facevano memorabili partite a calcio, ora sono senza vita essendosi trasformate in strade e parcheggi per auto. L’attuale modello di mobilità urbana oltre che funzionare male, perché congestionato, è anche vorace di spazi.

Cosa fare per rimettere al centro dei nostri centri urbani le persone?
La bicicletta può dare un contributo enorme per arrivare a questo, grazie ai vantaggi che ho sintetizzato in precedenza; se poi pensiamo che gran parte degli spostamenti urbani ha distanze inferiori a 5 km la riduzione del traffico motorizzato urbano è davvero un obiettivo di facile portata.

Le città che hanno intrapreso questo modello di mobilità sono diventate tra le città con il più elevato livello di qualità della vita al mondo, sono un valido esempio Amsterdam e Zurigo, ma anche capitali di stato come Copenhagen, Vienna, Berlino ecc.; purtroppo in quaste classifiche le città italiane stentano a primeggiare. Eppure sarebbero proprio città e borghi come quelli italiani che potrebbero trarre vantaggi enormi da un bilanciamento della mobilità tra auto e bicicletta (bilanciamento e non eliminazione dell’auto!), grazie alla loro bellezza, al clima ed al carattere del popolo italiano unici al mondo.

Perchè non riusciamo a partire? Manca la conoscenza di questa opportunità e vedo ancora troppi amministratori e politici che hanno una grande paura a trasformare 1 posto auto in 7 posti per biciclette, una strada larga in una strada di larghezza normale con a financo una pista o corsia ciclabile, istituire delle zone a traffico limitato, zone 30, permettere alle bici di entrare nei sensi unici a fare comunicazione e campagne sulla mobilità sostenibile, ecc. .

Eppure nel dramma dell’attuale emergenza sanitaria da coronavirus si è presentata un’occasione davvero unica per trasfromare l’attuale modello di mobilità di persone e merci da problema a risorsa: avremmo il coraggio di coglierla?