Durante l’invasione, in Cecoslovacchia furono arrestate dalle truppe sovietiche alcune delle personalità più in vista della Primavera di Praga come Alexander Dubcek o Josef Smrkovsky. I funzionari del Partito comunista cecoslovacco (Pcc) furono condotti a Mosca per partecipare alla stesura di un memorandum che desse legittimità all’invasione del Patto di Varsavia e aprisse le porte alla normalizzazione del Paese. Il resto del partito reagì con vigore all’invasione convocando negli stabilimenti Ckd di Praga-Vysocany il XIV congresso straordinario del Pcc, che originariamente era previsto per inizio settembre. Il congresso di Vysocany, a cui parteciparono nonostante le difficoltà di comunicazione e di logistica i tre quarti dei delegati, approvò una risoluzione di condanna dell’invasione, una risoluzione agli altri Partiti comunisti e proclamò per venerdì 23 agosto uno sciopero generale. Infine furono eletti un nuovo comitato centrale e la presidenza del partito.

La resistenza non violenta fu affievolita in maniera decisiva dalla firma del Protocollo di Mosca, che regolava il «temporaneo soggiorno» delle truppe d’invasione e la normalizzazione della società cecoslovacca. Firmarono tutti gli uomini simbolo della Primavera, tranne, appunto, Frantisek Kriegel. Fu anche destituito il comitato centrale eletto dal congresso di Vysocany. Il nuovo XIV congresso fu convocato soltanto nel 1971 con un partito ormai normalizzato.