L’amministrazione Trump ha aperto a nuove trivellazioni di petrolio e gas al largo delle coste della California, dell’Atlantico e del Golfo del Messico orientale. La proposta va contro il divieto imposto da Barack Obama nei suoi ultimi giorni di presidenza, fatto per proteggere più di 100 milioni di acri di oceano, della costa artica e di quella orientale.

L’INVERSIONE DI TRUMP assesta un duro colpo all’eredità verde di Obama e riafferma che l’attuale amministrazione non considera la produzione di energia domestica a basso impatto, ma continua a pensare che per riscaldare il Paese e produrre danaro ci sia solo l’estrazione di petrolio, gas e carbone.

Al piano di Trump si oppongono tutti i governatori della costa est, dal New Jersey alla Florida, quasi una dozzina di procuratori generali, più di 100 deputati e il Dipartimento della difesa. Il progetto dovrà vedersela con un’ondata di indignazione bipartisan, a causa del rischio anche economico per stati come la Carolina del sud e la Florida che hanno bisogno di spiagge e acque pulite per l’industria del turismo, per loro fondamentale. Contraria persino la Marina Militare, che conduce esercitazioni in una vasta area dell’oceano.

OCEANA, associazione non-profit per la tutela dell’ambiente che monitora pesca e inquinamento, ha definito la proposta di Trump «una ricetta sicura per il disastro» e ha ricordato come le perforazioni off-shore nel 2010 hanno causato causato uno dei peggiori disastri ambientali della storia Usa, la Deepwater Horizon, un’esplosione che causò la fuoriuscita di 215 milioni di litri di greggio nel Golfo che bagna le spiagge dalla Louisiana alla Florida. Gli effetti sono ancora in corso, più di sette anni dopo.