Il «muro» di Berlino contro il sultano Erdogan. Una settimana prima delle elezioni federali, tutti uniti per bloccare l’ingerenza turca nella politica interna tedesca. Dalla «lezione di diritto» della cancelliera Angela Merkel al monito dello sfidante Spd Martin Schulz; dalla tv turco-tedesca «accesa» dal candidato dei Verdi fino alla leader della Linke Katja Kipping: l’unica che si ostina a chiedere con forza la fine della vendita di armi made in Germany al regime di Ankara.

REAZIONI MULTIPLE, differenti, eterogenee, eppure tutt’altro che scomposte: la risposta all’appello di Erdogan a boicottare i partiti «ostili alla Turchia» e all’«avviso di viaggio» del ministero degli esteri turco è più che univoca.

Il messaggio, in versione diplomatica, parte proprio da Mutti-Merkel, impegnata nell’ultima fase del tour elettorale in Nordreno-Vestfalia. Dal palco rosso-nero-oro allestito alla periferia di Delbrück, vicino a Padeborn, ha scandito il lemma inequivocabile.

«Voglio essere molto chiara: i cittadini turchi sono sempre benvenuti in Germania. Da noi non ci sono giornalisti arrestati né detenuti, perché qui rispettiamo la libertà di espressione e lo stato di diritto. E di ciò ne siamo orgogliosi».

Nessun timore, ancor meno disponibilità a piegare la testa come era accaduto con il «delitto di lesa maestà» commesso nel 2016 dal comico Jan Böhmermann o con il divieto di ispezione dei deputati del Bundestag alla base Nato di Incirlik.

«I tentativi del governo turco di guastare l’immagine della Germania spiegando ai suoi cittadini che siamo un paese pericoloso sono ridicoli. Certo, Ankara potrà rendere più difficile l’integrazione dei turchi-tedeschi ma non riuscirà a minare la nostra democrazia né l’esito del voto federale» riassume il viceministro dell’interno Günter Krings (Cdu) intervistato da Deutsche Welle.

Fa il paio con il chiaro avvertimento di Schulz al recente comizio di Magonza: «Con l’avviso di viaggio del suo ministro degli esteri Erdogan ha perso ogni senso della misura. Ma sappia che la Germania non si farà umiliare dalla Turchia».

ALTRETTANTO RISOLUTA la leader Linke Katja Kipping, che però mette il dito nella piaga del doppio-gioco del governo tedesco: «Il provvedimento più utile e urgente è porre fine alla cooperazione militare di Berlino con la Turchia» fa sapere la “guida” della Sinistra, d’accordo con la sospensione della procedura di adesione di Ankara all’Ue ma non con l’interruzione definitiva. «Con Erdogan non ci può essere alcuna inclusione, ma il futuro può essere diverso» tiene a precisare Kipping, smontando il leitmotiv della propaganda turca che fa leva sull’(inesistente) scontro tra “civiltà”.

E a Berlino si lavora per combattere l’«intrusione» del governo di Ankara con i suoi stessi espedienti. Il co-leader dei Grünen Cem Ozdemir (il più influente politico tedesco di etnia turca) insiste nel chiedere ai media nazionali di avviare la trasmissione di un canale in lingua turca da diffondere in Germania ma anche in Turchia.

SUL SUO TAVOLO spicca lo studio dell’istituto “Data4U” specializzato in «marketing etnico» che fotografa l’influenza delle emittenti turche nella Repubblica federale. Dati alla mano, emerge il monopolio incontrastato dell’informazione orientata da Erdogan fra i tre milioni di cittadini tedeschi di origine turca: l’84% rimane appeso alle notizie cucite su misura del sultano, il 40% non guarda nessuno dei canali della tv tedesca.

«Per questo c’è bisogno di creare una nuova emittente turco-tedesca» spiega Ozdemir, consapevole del ritardo quanto della sottovalutazione del fenomeno.

«Per troppo tempo abbiamo trascurato di aiutare le persone provenienti dalla Turchia a trovare una nuova “patria” politica, e ora raccogliamo i frutti del nostro indugio».

A confermare la tesi è Joachim Schulte, responsabile per conto di “Data4U” dell’analisi del voto dei turco-tedeschi. Secondo lui la “chiamata” di Erdogan a boicottare i partiti «ostili» può influenzare circa 300 mila elettori, un quarto dei tedeschi di origine turca. «La maggioranza è informata in modo unilaterale, visto che si sintonizza solo con il segnale di Ankara» è la sua logica, “naturale” e inquietante conclusione.