Mariam Abu Daqqa chiede l’attenzione del mondo sull’offensiva militare israeliana contro Gaza, l’applicazione del diritto internazionale per i Territori occupati ma vuole anche che le decisioni riguardanti il popolo palestinese siano prese assieme da tutte le forze politiche. «E’ un altro momento duro per il nostro popolo, da giorni soggetto a questa nuova aggressione di Israele. Ma è il momento che deve risolvere i problemi che riguardano tutti i palestinesi sotto occupazione. Perciò le nostre forze politiche devono essere coinvolte, tutte, senza esclusioni nel processo decisionale», dice la storica attivista dei diritti delle donne palestinesi e da anni membro della direzione politica del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), la principale componente della sinistra palestinese. Abbiamo intervistato Mariam Abu Daqqa ieri a Gaza.

Tutti i palestinesi chiedono la fine dell’assedio e libertà per Gaza. C’è tuttavia dibattito sulla decisione di Hamas di respingere la proposta egiziana per un cessate il fuoco immediato. Qual’è la posizione del Fplp

Prima di tutto è fondamentale chiarire che i palestinesi si stanno difendendo da una gravissima aggressione israeliana. Lo dico perchè, come sempre, Israele in queste occasioni viene fatto passare come una vittima dai mezzi d’informazione e dai governi occidentali. Attacca, uccide centinaia di civili, compie massacri e alla fine risulta la parte più debole. Ma le vittime sono i palestinesi, tenuti come prigionieri a Gaza, privi di diritti. I palestinesi che lanciano razzi si difendono, sfidano l’occupazione che vuole rinchiuderli per sempre dentro Gaza. Anche nel caso di questo cessate il fuoco, lo Stato di Israele sta decidendo tutto da solo. Vuole la tregua e unilateralmente fa i suoi passi, senza che si vada alla soluzione dei problemi veri. Poi, tra sei mesi o un anno, saremo punto e a capo, messi di fronte a una nuova offensiva militare. Invece noi vogliamo chiudere e per sempre con il sistema che ci opprime e ci tiene prigionieri. Non ci bastano più accordi di breve respiro che non cambiano nulla nella sostanza e che sono gestiti di fatto solo da Israele.

Quindi appoggiate la decisione di Hamas di respingere la proposta egiziana

Non posso dare un giudizio sulla decisione di Hamas, posso solo affermare la posizione del Fplp e insistere su di un punto. Noi crediamo che sia venuto il momento che i palestinesi prendano tutti insieme le decisioni più importanti sul loro futuro. Anche noi come Hamas non siamo stati interpellati o informati dall’Egitto e abbiamo appreso della proposta egiziana solo dai mezzi d’informazione. Allo stesso tempo non abbiamo avuto alcun contatto anche da Hamas, riguardo la sua decisione di respingere la proposta egiziana e di continuare la lotta (armata) contro Israele. Questo atteggiamento (di Hamas) deve mutare. Mi riferisco al rapporto che le forze politiche e della resistenza palestinese dovrebbero avere in queste situazione. Le decisioni non possono più essere prese solo da una componente politica palestinese. Deve concretizzarsi un coordinamento politico rappresentativo di tutta la popolazione, superando l’egemonia della fazione più forte.

Anche nel 2012, quando fu firmato l’accordo di tregua naufragato nei giorni scorsi, il Fplp non mancò di rivolgere critiche ad Hamas per la sua decisione di accettare i piccoli miglioramenti della condizione di Gaza previsti da quelle intese.

Mettemmo in evidenza l’inconsistenza dell’accordo raggiunto (con la mediazione egiìziana, ndr) con Israele mentre occorreva reclamare i diritti del nostro popolo davanti al mondo intero sulla base delle leggi internazionali, proprio per superare defintivamente l’oppressione israeliana. Per questo servono decisioni prese da tutti, per evitare errori e passi falsi.