È sicuramente possibile ridurre o eliminare una serie di pratiche molto inquinanti che accompagnano gli eventi sportivi di massa senza nulla togliere alla loro popolarità e fruibilità. In Francia l’Ong Zero Waste, che dal 2016 supporta la macchina organizzativa delle grandi competizioni nella riduzione di sprechi, ha recentemente lanciato la prima stagione di Zero Waste Sport; una campagna di sensibilizzazione dedicata al settore degli eventi sportivi, rivolta sia ai fruitori che agli organizzatori. Due strumenti: il primo, quello di una squadra di sportivi, i cui membri vengono dal grande pubblico e dalle reti locali dell’associazione, che partecipano a eventi sportivi in tutta la Francia per dare consigli nella riduzione degli sprechi, ma anche per segnalare le cattive pratiche.

Il secondo è un libro: Il mio evento sportivo a rifiuti zero, (scaricabile su https://www.zerowastefrance.org/publication/mon-evenement-sportif-zero-dechet/) una guida pratica che vuole dare a organizzatori, professionisti e dilettanti le chiavi di un evento sportivo zero rifiuti. La guida si articola in 12 azioni che interessano i vari settori che un grande evento sportivo coinvolge: la ristorazione, le installazioni, l’equipaggiamento dei concorrenti, la comunicazione. Il principio di base è semplice: a monte evitare i rifiuti; quando non è possibile, valorizzarli. Ogni azione viene descritta dettagliatamente e anche nel caso in cui sembra impraticabile, c’è l’esempio. Come nel caso del Trail de L’Orchidée, famosa maratona francese che ogni anno coinvolge più di 600 corridori, che negli anni ha messo in pratica una strategia zero rifiuti globale su vari fronti: le confezioni di cibo monodose e gli imballaggi sono state eliminate totalmente rifornendosi in blocco all’ingrosso presso i produttori locali, e utilizzando per la distribuzione ai partecipanti grandi contenitori riutilizzabili come vassoi, insalatiere, cassette; per quanto riguarda i chip che oramai accompagnano le competizioni e vengono generalmente inseriti sulle pettorine, la maratona prevede un sistema di noleggio su cauzione di dispositivi elettronici riutilizzabili e pettorine di carta, in modo tale da poter recuperare i primi e smaltire le seconde correttamente.

Un’altra maratona famosa, quella di Annecy, ha intrapreso un approccio rifiuti zero, fra le varie cose recuperando e ridistribuendo cibo e vestiti non utilizzati. Se vi sembra impossibile combattere l’usa e getta sappiate che una popolare squadra di Rugby, la Paloise, ha eliminato completamente i bicchieri di plastica durante le sue gare: ha ingaggiato un’associazione che si occupa di raccogliere e ripulire 10 mila bicchieri e nonostante il costo di questo subappalto il Club riesce a risparmiare: sulla tassa dei rifiuti ed evitando una giornata intera di pulizia per 5-6 persone. Affittando una cisterna o collegandosi al sistema di distribuzione locale si possono eliminare anche centinaia di migliaia di bottigliette d’acqua, come è stato fatto durante la Maratona di Parigi. La segnaletica (paletti, bandierine, cartelli) può essere riutilizzabile e noleggiabile, e i supporti comunicativi e decorativi possono essere più duraturi e meno inquinanti dei palloncini gonfiabili. In alcuni casi l’iniziativa viene da parte dei territori che impongono agli eventi una strategia di riduzione dei rifiuti e dell’impatto: come nel caso della città di Herbiers, in Vandea, che da tre anni ha un programma di riduzione dei rifiuti che interessa le sue squadre: è attivo un canale del riciclo di scatole e scatoloni da una scuola locale, negli stadi i bicchieri sono riutilizzabili, i cestini portarifiuti sostituiti o accompagnati da messaggi di che suggeriscono come e quando ridurre i propri rifiuti (l’esempio è stato ripreso anche dal Roland Garros di Parigi, uno dei 4 tornei di tennis più importanti al mondo). Non tutte le azioni descritte nel manuale sono trasponibili, ma non ci sono limiti che non possano essere superati se non quelli del pianeta.