Ci sono amici che non ti lasciano mai. Compagni di strada che non ti abbandonano. Benedetto Vecchi per molti di noi è stato così. Un sorridente Diogene che ha illuminato le nostre strade. La Rete di Ben è stata fitta, fittissima di nodi e relazioni. Nel giornale e soprattutto oltre questo collettivo.

Oggi, a due anni dalla sua scomparsa così prematura, quella Rete è ancora là, solida. Il vento del tempo non l’ha strappata. Virtuale e reale, ricordi e segni della sua vita si sono arrotolati tra loro come un gomitolo ancora da tessere.

Molte volte, più volte, ci siamo chiesti cosa avrebbe detto, scritto o pensato di un evento o di un accadimento. Di questa pandemia dove la biopolitica è diventata norma e dpcm, che lui non ha fatto in tempo a vivere. Per scherzare un po’, come a lui farebbe piacere, ci sono «affetti stabili» e «congiunti» che non smettiamo mai di frequentare. Anche quando non ci sono più.

C’è una cosa che Benedetto ci ha insegnato (molte cose): che in un giornale non c’è mai un’ultima pagina, che c’è sempre un altro libro da leggere o un’altra cosa da capire, un’altra lotta da lottare.

Grazie Ben, per questo e per tutto il resto.