Dopo i sedici morti e la devastazione causata dal ciclone Cleopatra in Sardegna, sono scattate due inchieste per omicidio colposo e per disastro colposo, avviate dalle procure di Tempio Pausania e di Nuoro. La magistratura ha chiesto alle amministrazioni coinvolte nella catastrofe di lunedì scorso, i progetti, le delibere e tutto quanto possa consentire di far chiarezza su opere stradali, edifici, strutture e pianificazioni urbanistiche realizzati negli ultimi anni. Per ora siamo ai primi accertamenti. I fascicoli sono senza un nome, ma è chiaro che i morti e i danni provocati dall’alluvione non hanno soltanto cause naturali. Lo aveva detto, già martedì mattina, il sostituto procuratore del tribunale di Tempio Riccardo Rossi, in visita al centro di coordinamento dei soccorsi allestito dalla protezione civile a Olbia: «Questo è il momento del dolore e della misericordia, poi arriverà quello della giustizia. Questa drammatica vicenda ha posto in luce evidenti carenze strutturali che, passata l’emergenza, dovremo valutare se potevano essere evitate».

Le inchieste delle procure di Nuoro e di Tempio Pausania sono indirizzate ad accertare sia le cause delle morti sia quelle dei danni ambientali. In particolare la procura nuorese indaga per omicidio colposo in merito alla morte del poliziotto Luca Tanzi, 44 anni, inghiottito nella strada crollata mentre con l’auto di servizio scortava un’ambulanza; e per la morte della pensionata Maria Frigiolini, 88 anni, travolta dall’acqua e dal fango nella sua casa allagata a Torpè. Mentre la procura di Tempio vuole fare chiarezza sulla morte di un’intera famiglia di nazionalità brasiliana, padre madre e due figli, annegati in un sottopiano ad Arzachena.

E sulle cause del disastro, dopo le accuse mosse dagli ambientalisti al presidente della regione Sardegna Ugo Cappellacci, ieri contro il tentativo del centrodestra sardo di smantellare la legislazione di tutela dell’ambiente e del paesaggio approvata nella legislatura precedente dalla giunta guidata da Renato Soru è intervenuta, per conto del ministero dei beni culturali, la sottosegretaria Ilaria Borletti Buitoni. «Il nuovo piano paesaggistico approvato dalla giunta Cappellacci – ha dichiarato la collaboratrice del ministro Massimo Bray – prevede un allentamento del grado di tutela sia nella costa marina sia in altre zone di particolare pregio paesaggistico, quali i centri storici o i corsi d’acqua pubblica». «Il disastro che ha portato in Sardegna gravi lutti e ingenti danni – ha aggiunto la sottosegretaria – riporta di nuovo, ancora una volta, al centro della nostra attenzione il problema della tutela e della messa in sicurezza del nostro territorio e del suo paesaggio. Un tema che, in alcuni casi, viene volutamente aggirato o considerato un ostacolo a uno sviluppo economico e occupazionale. L’allentamento delle tutele progettato dalla giunta Cappellacci porterà a modifiche sostanziali di molte zone anche nell’agro, attraverso demolizioni di piccoli fabbricati agro-pastorali preesistenti per successive ricostruzioni, con forti aumenti di cubatura e accorpamenti di volumetrie con sagome del tutto dissimili».

Bisogna ricordate che, nelle scorse settimane, il ministero dei beni culturali aveva annunciato l’intenzione di ricorrere contro il piano di Cappellacci sia in sede Tar sia alla Corte costituzionale. Il Codice Urbani, ossia la legge nazionale che detta le norme generali di tutela del paesaggio, prevede infatti che in materia urbanistica le regioni non possono legiferare (come invece ha fatto Cappellacci) da sole: è necessario l’assenso del governo nazionale. Ma ieri Borletti Buitoni è andata oltre il dato formale. La nota dettata alle agenzie si chiude con un esplicito rilievo politico: «Al di là del vizio di forma e di procedura nell’approvazione del piano da parte della giunta regionale sarda, è a tutti ben chiaro che il territorio sardo aveva e ha la necessità di essere maggiormente tutelato e non maggiormente sfruttato. Purtroppo i tragici eventi di questi giorni lo confermano».

Intanto, mentre ancora prosegue il lavoro delle squadre di soccorso per rimuovere le macerie provocate dal ciclone, il consiglio dei ministri ha proclamato per oggi una giornata di lutto nazionale per la tragedia che ha colpito la Sardegna. «Ritengo sia una scelta importante – ha detto il premier Enrico Letta – che si lega alla decisione dell’immediata dichiarazione dello stato emergenza e alla tempestiva allocazione dei fondi necessari».