Leggendo la lettera aperta riguardante la richiesta di immediata approvazione della Direttiva dell’Unione europea sul Copyright (2019/790) che Giulio Rapetti Mogol, attualmente presidente della S.I.A.E. ha indirizzato al Presidente Conte, al Ministro Franceschini ed anche al Sottosegretario con delega all’editoria Martella, sembra quasi che il presidente della Società pubblica che si occupa di difendere il diritto d’autore nel territorio nazionale e internazionale, si sia tramutato in Robin Hood, scagliandosi in una battaglia senza precedenti alla conquista della retribuzione del diritto d’autore da parte dei giganti del web.

LA VERITA’  è che la discussa Direttiva rappresenta e metterà in pratica di fatto, una delle più grandi interferenze da parte di istituzioni politiche riguardo alla libertà e l’assoluta inopinabilità della condivisione web ma soprattutto l’accessibilità diretta e la gratuità delle piattaforme. Dando per assodato quanto la necessità di imporre una remunerazione ed una tassazione alle gigantesche piattaforme di condivisione dei contenuti (basta pensare a YouTube, Facebook, Soundcloud, ecc.), per quanto riguarda lo sfruttamento di opere protette e ancora di più lo sfruttamento dei dati, sia fondamentale oggi in un mercato delle informazioni create dal nostro passaggio on-line in crescita esponenziale e senza vacillamenti.
Ciò a cui evidentemente il direttivo Ue insieme ai suoi esperti non deve aver pensato, è che lascia pieno arbitrio e responsabilità sull’attuazione delle direttive di protezione del diritto d’autore nelle mani di questi colossi e l’accordo di licenza in concessione e remunerazione ad una trattativa effettivamente privata tra le parti.

NON E’ TRASCURABILE quindi lo strapotere legale e monetario della parte concessionaria. Questo processo di condivisione darà grandissimi compensi e maggiore solidità nel mercato a tutto l’universo della grande ed affermata industria culturale, protetta ed espressa da grandi e chiassosi studi legali, nonché dalle stesse società di protezione dei diritti. Un processo che rinforzerà la battaglia e l’esclusione forzata di tutto il mondo indipendente e non riconosciuto come ad esempio quello legato alla scena musicale.
Un segmento esiliato già dalla produzione in copia fisica e dalla distribuzione per i costi sempre più elevati della riproduzione, pesantemente indebolito dalla sempre più prepotente inaccessibilità alle strutture, che aveva trovato rifugio nel web e nei suoi strumenti e nel suo fondamento primo quale la diretta accessibilità ai contenuti e alla loro condivisione senza limiti.
Quindi la pretesa di ragione di Giulio Mogol, non considera tutte le realtà che per scelta o per impossibilità di mezzi prendono la strada dell’indipendenza e della condivisione libera. Ancora una volta le istituzioni e le associazioni di difesa del diritto d’autore spingono per delle soluzioni che sono atte a difendere la concorrenza della grande industria (Piattaforme VS Majors), escludendo ed ignorando dal discorso quella grandissima quantità di realtà lontane ed escluse da questi meccanismi invece di proporre e supportare nuove soluzioni di comunicazione tra creatori e pubblico.
Mai in un momento come questo tutelare l’universo culturale è stato tanto fondamentale.
Ma non la cultura della massificazione, dell’industrializzazione e della spersonalizzazione; invece quella della particolarità, dell’eterogeneità e della condivisione dei contenuti.