I sindacati l’hanno definita una proposta «inaccettabile», ma vista la fase non era sicuramente inaspettata: Federmeccanica propone zero aumenti per il 2016, e un incremento light – peraltro limitato a una ristrettissima cerchia di metalmeccanici – per il 2017. Un vero disastro il terzo round della trattativa sul contratto, ma perlomeno Fim, Fiom e Uilm sembrano viaggiare su una stessa linea, seppure sul tavolo abbiano servito due diverse piattaforme.

Gli industriali, per attutire lo shock, hanno messo sul piatto un irrobustimento del welfare aziendale, che vede come principale novità una assicurazione per la sanità integrativa a loro carico (una polizza di 156 euro che copre spese per massimo 700 euro annuali).

L’offerta zero per l’anno prossimo si giustifica così, secondo Federmeccanica: assorbirebbe quei 74 euro in più (4%) erogati nello scorso triennio (che come si sa è stato di bassa o nulla inflazione, quindi «sopravvalutato» rispetto alle aspettative). Dal luglio 2017, invece, propongono 37,31 euro in più al mese in busta paga, ma solo come elemento perequativo per chi è sotto il minimo di garanzia (si tratto solo del 5% dei lavoratori, protestano i sindacati). Per gli anni a venire, gli industriali si impegnano a riaggiornare i minimi contrattuali sulla base dell’inflazione Istat.

Quanto al welfare, l’associazione confindustriale mette sul piatto una copertura sanitaria al 100% a carico delle aziende per tutti i dipendenti, estesa anche ai familiari, e la diminuzione del contributo minimo a carico dei lavoratori assorbito dalle imprese per quel che riguarda la previdenza complementare.

Per quest’ultimo punto, le aziende si farebbero carico di un aggravio dall’1,6% al 2% (pari a 91 euro in più). Infine, per quanto riguarda la formazione, la proposta prevede 24 ore in un triennio, con un contributo ulteriore a carico dell’azienda, ma distinto dall’accantonamento previsto per Fondimpresa.

Il presidente di Federmeccanica Fabio Storchi parla non a caso non di «rinnovo» del contratto, ma di «rinnovamento», invitando il sindacato a «cambiare le regole del gioco, perché il contesto in cui si muovono le aziende è diverso». M
a Fim, Fiom e Uilm bocciano unitariamente le sue proposte: parlano di «sfida politica sul ruolo del contratto e della negoziazione», e dicono no al nuovo meccanismo del salario minimo di garanzia che per tutto il triennio limiterebbe la platea beneficiaria degli adeguamenti all’inflazione «praticamente solo a chi ha la paga base, soltanto il 5% dei lavoratori».

«Non è accettabile che gli aumenti sui minimi contrattuali non vadano a tutti i lavoratori, perché si mette in discussione il ruolo del contratto nazionale», ha commentato il segretario generale Fiom Maurizio Landini. «Siamo di fronte a una proposta di Federmeccanica organica e complessiva e nel prossimo incontro del 21 gennaio bisogna dare una nostra risposta organica e complessiva perché vogliamo fare il contratto».

La Fiom, ha aggiunto Landini, il 7 e 8 gennaio riunirà il Comitato centrale per valutare la proposta di Federmeccanica, poi saranno convocati gli attivi regionali per mettere a punto una controproposta.

«Proponiamo a Fim e Uilm di incontrarci già nei primi giorni dell’anno per una valutazione comune, e per poter dare una risposta comune – ha concluso il leader delle tute blu Cgil – Ci vuole una risposta adeguata e complessiva. Cgil, Cisl, Uil e Confindustria non hanno fatto un accordo comune sulla riforma del contratto e Federmeccanica ci dice che vuole cambiare le regole con un diverso ruolo del contratto nazionale e del sindacato sulla contrattazione».